LOU REED – 10 COSE CHE (FORSE) NON SAI 2 Marzo 2021 – Posted in: Biografie
Una vita non abbastanza lunga ma tanto tanto tortuosa quella di Lou Reed. Proviamo a riassumerla in 10 tappeper rivivere qualche momento di un uomo unico, di un artista insostituibile.
NO-GAS
Da adolescente condusse un programma jazz per la radio del college fino al “tragico” giorno in cui venne cacciato per un dissacrante rutto emesso durante un comunicato di sensibilizzazione sulla distrofia muscolare…
OMOFOBIA-SHOCK
Nel 1959 un Lou Reed appena diciassettenne fu costretto dai propri genitori e da alcuni sedicenti medici a sottoporsi all’elettroshock per “curare” la sua bisessualità. Grandi capolavori nasceranno col tempo proprio dallo sforzo di rielaborare traumi e ricordi di quel dramma privato, poi esplicitato in ‘Kill Your Sons’ contenuta in ‘Sally Can not Dance’ (1975).
Perdi la memoria e diventi un vegetale. Non puoi leggere, perché arrivato a pagina 17 devi tornare di nuovo alla prima (L. Reed)
AUTOSTIMA GIOVANILE
Come ogni ragazzino dei suoi tempi (e di tanti tempi a venire) i sogni di gloria iniziavano nelle garage band o nei gruppi del liceo. Lui militò schitarrando in vari complessini del college che nascevano e morivano più rapidi di una meteora.
Eravamo così scarsi che dovevamo cambiare nome ogni poche settimane. Nessuno sarebbe tornato consapevolmente a vederci dal vivo (L. Reed)
IL SUO VERO MAESTRO
Vladimir Nabokov incluse nei più grandi racconti americani di tutti i tempi ‘In Dreams Begin Responsibilities’ del ventunenne Delmore Schwartz. Ma Schwartz morì nel 1966 a 52 anni, ubriaco, drogato e semi-dimenticato. Alcuni grandi scrittori tuttavia non smisero mai di osannarlo e ispirarsi a lui, così come alcuni dei suoi allievi della Syracuse University. Tra loro il primo era Lou Reed, che grato gli dedicò ‘European Son’ e continuò sempre ad amarlo attraverso le parole della propria musica:
“Oh, Delmore, quanto mi manchi. Sei tu che mi hai incoraggiato a scrivere. Eri l’uomo più grande che avessi mai incontrato. Riuscivi a esprimere le emozioni più profonde con le parole più semplici. I tuoi titoli bastavano da soli a farmi salire sul collo la musa di fuoco. Eri un genio. Segnato dal destino”
SURFIN’ USA?!
Prima di approdare alla Factory di Warhol e vivere l’esperienza coi Velvet Underground, Lou Reed cantò e scrisse per la Pickwick Records, una piccola etichetta newyorkese che sfornava 45 giri di musica surf rock e rhythm & blues… Inizi soleggiati difficilissimi da immaginare in associazione al cupo e ombroso Lou.
PRIMAVERA DI PRAGA A NY
Václav Havel – scrittore e poeta nonché ultimo Presidente della Cecoslovacchia – era amico di molti grandi musicisti, inclusi Frank Zappa e Lou Reed, che sognava di coinvolgere anche nella politica del proprio Paese, in un’utopica collaborazione fra arte e cosa pubblica. Durante il suo primo soggiorno a New York nel 1968, quando era prevalentemente autore teatrale, fu fra i pochi a comprare un album dei Velvet Underground. La loro amicizia spinse poi Lou Reed a suonare alla Casa Bianca durante una visita ufficiale di Havel a Clinton.
OGNI SCARRAFONE…
Alla fine della magia dei Velvet Underground, nel 1970, il nostro dovette tornare quasi trentenne a vivere con i detestabili genitori.Lo raccattarono alla stazione di Freeport senza più un soldo e per più di un anno si dovette adattare ad eseguire lavoretti per il padre commercialista, che evidentemente non accettava la filosofia del “Vissi d’arte” come way of life.
LOU & DAVID, NEMICIAMICI
Entrambi gravitarono intorno alla Andy Warhol’s Factory e sarà proprio Bowie a produrre nel 1972 ‘Transformer’, primo lavoro solista e grande successo di Lewis-Allan-detto-Lou. Tanto amore, tanta affinità, però nel 1987 durante una cena (dopo l’esibizione all’Hammersmith Odeon di Londra) quando Reed chiese al collega di produrre il suo nuovo album il Duca Bianco accettò alla sola condizione che lui restasse sobrio per tutta la lavorazione. Reed gli rispose con un pugno e fu portato via dai suoi assistenti. In hotel Bowie lo sfidò a uscire dalla propria stanza e battersi da vero uomo. Nessuna risposta: sicuramente aveva bevuto; forse stava già dormendo.
POOR KIDS
Ad arricchire l’album ‘Berlin’ (1973) ci sono moltissimi suoni ambientali, fra cui spicca nel brano ‘The Kids’ l’angoscioso lamento di due bambini che invocano piangendo la propria mamma. Si trattava dei figli di Bob Ezrin, il produttore del disco, che aveva registrato la vera reazione dei piccoli dopo aver detto loro: “Vostra madre se n’è andata, non la rivedrete mai più”. Reed ed Ezrin dichiareranno poi profondo pentimento per quel gesto, compiuto durante una lavorazione segnata da stress, perfezionismo maniacale e abuso di cocaina. Le vendite furono disastrose, ma ‘Berlin’ fu in seguito considerato uno dei più importanti album di Lou Reed.
INFINE AMORE, INFINE EQUILIBRIO, INFINE LA PACE
L’ultima moglie e suo grande amore Laurie Anderson, ricorda con commozione che un’ora prima di morire in stato semincosciente Lou Reed disegnava movimenti di Tai Chi nell’aria. Nei suoi ultimi 25 anni questa pratica lo aiutò moltissimo a trovare un nuovo equilibrio. In tour portava regolarmente con sé il suo istruttore, e nel 2003 si esibì sul palco insieme ad un artista marziale professionista.
“La gente pensa che faccia sollevamento pesi, invece è tutto merito del Tai Chi. Lo pratico per due ore al giorno, ogni giorno”
(Fonte bit.ly/3rcgGWr)