Novak Djokovic – The Djoker 15 Settembre 2023 – Posted in: Biografie – Tags: #biografie, #curiosity, #Djokovic, #DjokovicDominance, #DjokovicFans, #fenomenologia, #GrandSlamChampion, #NoleEmpire, #NoleFam, #NoleNation, #NovakTheJoker, #TennisGOAT, #TennisLegend, #好奇心, #現象學, Biografien, biographies, biographies of famous people, biography, curiosité, curiosities, curiosity meaning, did you know that, Djoker, lo sapevi che, Neugier, Nole, Novak Djokovic, Phänomenologie, phénoménologie, saviez-vous que, wusstest du das, क्या आप जानते हैं, घटना phenomenology, जिज्ञासा, जीवनी, 你知道嗎 Curiosità, 傳記
Novak Djokovic
“È quello che piace meno ma Novak Djokovic è il più forte giocatore mai esistito. È così perché è quello che hanno vinto di più, ci sono anche gli altri due che sono più rappresentativi ma Nole rimane il più forte mai esistito”. (cit. Corrado Barazzutti)
Non è un caso che il soprannome di Djokovic sia ‘The Djoker’, un epiteto che si sposa perfettamente con la sua straordinaria maestria nel mondo del tennis.
Le sue straordinarie imitazioni di Rafa e della Sharapova, il suo innegabile talento nel mettersi in contromano che ha affrontato nei giorni bui dell’era del Covid, i suoi scivoloni e le irresistibili gag, e quella singolare capacità di regalarci momenti di gioia prima, durante e dopo ogni partita, condividono un unico e potente denominatore: sono sorprendenti.
E poi ci sono quei 24 Slam che risuonano come un audace atto di sfida al destino. Sapete di cosa parlo, vero? Quando, con un gesto, si richiede silenzio. Con Djokovic, non si può mai essere certi se sta scherzando o parlando sul serio. Quando ha sconfitto il giovane e spavaldo americano Ben Shelton, rappresentante di una nuova generazione di tennisti che non teme di mostrare la propria personalità – e perché dovrebbero essere diversi dalle generazioni passate, con tutta la loro ribellione sociale?
Perchè Djokovic viene anche chiamato Nole? Nole è semplicemente un diminutivo di Novak che è il nome dell’atleta serbo oggi N. 1 del mondo.
Sembra quasi che Nole stesse cercando di prenderlo in giro, riprendendo il gesto telefonico che il talentuoso statunitense aveva adottato nella sua straordinaria cavalcata agli US Open. In effetti, sembrava volesse ridicolizzarlo. Ma poi, Djokovic si è presentato alla conferenza stampa con un sorriso beffardo e ha dichiarato:
“Amo la celebrazione di Ben. Ho pensato che fosse incredibilmente originale. L’ho copiata. Ho fatto mia la sua celebrazione.”
In quel momento, è come se avessimo toccato l’animo autentico di Djokovic, il suo lato umano che abbraccia la creatività e l’umorismo, rendendolo un campione straordinario non solo per le sue abilità tecniche, ma anche per la sua genuinità e la sua capacità di sorprendere il mondo con il suo spirito indomito.
Nel cuore di Belgrado, sotto il cielo sereno del 22 maggio 1987, un piccolo grande campione veniva alla luce. Novak Djokovic non era destinato a essere un semplice tennista; era destinato a diventare una leggenda vivente del tennis mondiale, oggi si stima che tra premi e sponsorizzazioni come Lacoste abbia oltre 200 milioni di dollari come patrimonio.
Fin da quando le sue manine afferrarono le prime racchette a soli quattro anni, si poteva intuire che il destino del giovane Nole era scritto nel campo da tennis. Guidato dalla leggenda del tennis jugoslavo, Jelena Gencic, che aveva già forgiato la stella Monica Seles, Djokovic era destinato a grandi cose.
Ma il talento non era tutto ciò che aveva a disposizione. Le radici sportive nella sua famiglia erano profonde: padre, madre, zii e persino i fratelli, tutti avevano un legame con lo sport. Eppure, Djokovic aveva fatto la sua scelta: il tennis era la sua strada.
A soli dodici anni, entrò nell’accademia di Nikola Pilić a Monaco, dove il suo talento si affinò e si perfezionò. Non passò molto tempo prima che facesse il suo debutto nel mondo giovanile.
“La guerra mi ha reso una persona migliore perché ho imparato ad apprezzare e a non dare niente per scontato. La guerra mi ha reso anche un tennista migliore perché mi promisi di dimostrare al mondo che esistono anche dei serbi buoni.”
Nel 2001, a soli quattordici anni, Djokovic si laureò campione d’Europa, dimostrando che era pronto a sfidare i giganti del tennis. Nel 2004, entrò nei primi 200 giocatori al mondo, un segno tangibile del suo imminente trionfo.
Ma il 2008 fu l’anno che lo proiettò nell’olimpo del tennis mondiale. Vinse l’Australian Open e trionfò alle Olimpiadi di Pechino, portando onore alla sua amata Serbia.
Nel decennio successivo, Djokovic dominò le scene tennistiche. Vinse Slam dopo Slam, scalando la classifica mondiale con una determinazione implacabile. Nel 2011, divenne il numero uno del mondo e stabilì record che sembravano insuperabili.
Il 2019, con la sua epica vittoria a Wimbledon contro Federer, fu una pietra miliare nella sua carriera. Un’impresa che gli valse il titolo di “partita del secolo”. Ma l’ascesa non fu senza ostacoli. Nel 2022, Djokovic scosse il mondo del tennis con la sua decisione di non vaccinarsi contro il Covid-19. Una scelta che gli costò la partecipazione agli Australian Open.
Nel giugno 2023, Djokovic ha dimostrato ancora una volta la sua grandezza, vincendo il Roland Garros. Con quel trionfo, ha stabilito un record di Slam vinti, dimostrando che il suo dominio nel tennis mondiale era tutt’altro che finito.
Nonostante questo, il campione serbo, non è nuovo a polemiche di fuoco ecco alcune delle più curiose:
Nel 2022, Djokovic ha messo in scena una vera e propria telenovela agli Australian Open. Nonostante le restrizioni sull’ingresso nel Paese per non vaccinati, il serbo, mai sottopostosi all’innoculazione, ha tentato di partecipare al torneo sfruttando un esonero medico. Ciò ha scatenato una battaglia legale che lo ha portato persino in un centro per rifugiati. Dopo dodici giorni di sospensione, è stato espulso, salutando l’Open e rinunciando agli US Open 2022.
Ancora, nel 2023, Djokovic è tornato agli Australian Open con una deroga, ma ancora una volta ha fatto parlare di sé. Dopo un incontro con il russo Andrey Rublev, alcuni video mostrano il padre di Djokovic, Srdjan, abbracciato a fan filo-Putin, con tanto di bandiere russe e simboli di “Z” da battaglia. Nonostante i tentativi di spiegazione, l’incidente è diventato un altro capitolo nella saga delle controversie del campione.
L’ultima controversia riguarda le dichiarazioni di Djokovic sulla questione serbo-kosovara. Le sue parole hanno acceso nuovamente il conflitto tra Belgrado e Pristina, affermando che “il Kosovo è il cuore della Serbia” e chiedendo di fermare la violenza. Djokovic ha chiarito che non è un politico, ma che gli fa male vedere ciò che sta accadendo. Resta da vedere se questa presa di posizione avrà conseguenze, dato che al Roland Garros sono vietati i messaggi politici e religiosi.
“Quando parto favorito prima di un match, ogni mio avversario è motivato a giocare al massimo contro di me. Nella maggior parte dei miei incontri incontro i favori del pronostico, ed è una cosa cui bisogna abituarsi se si vuole rimanere al vertice.”
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