UN KILLER DALLE POTENTI MANI – SAMUEL LITTLE 23 Marzo 2021 – Posted in: Biografie
Samuel Little, 78 anni, durante un interrogatorio ha dichiarato di aver ucciso 93 donne
tra il 1970 e il 2005 in vari stati americani.
Una confessione in cambio del trasferimento di prigione.
Il nome del killer significa letteralmente “piccolo”, ma stiamo per raccontare la storia di un robusto omone con un passato da pugile e uno sguardo colmo d’odio.
Come spesso accade, a scuola non eccelle, i compagni lo prendono in giro e lo isolano. Decide così di abbandonare gli studi per dedicarsi a pratiche più remunerative quali il furto, la frode, rapina a mano armata e, infine, lo stupro.
A soli 25 anni è già stato arrestato più di 25 volte in 11 stati.
E’ proprio durante gli anni in prigione che Little comincia ad allenarsi e a boxare, aumentando così la propria massa muscolare.
Bisognerà aspettare fino al 2012 prima che Little venga arrestato definitivamente per spaccio di droga. Viene trovato dalle autorità statunitensi in un rifugio per senzatetto nel Kentucky.
Estradato in California, dopo numerosi interrogatori, viene collegato alle brutali uccisioni di tre donne avvenute a Los Angeles verso la fine degli anni ’80. Le donne di origini californiane chiamate Carol Elford, Audrey Nelson e Guadalupe Apodaca sono state picchiate e strangolate fino alla morte.
Durante il processo del 2014, Little si dichiara innocente, ma la condanna a tre ergastoli senza condizionale lo fa desistere dalla sua posizione e collaborare con la polizia.
Entra nel Violent Criminal Apprehension Program (ViCAP) dell’FBI, un programma che lavora per analizzare i criminali seriali di reati violenti e sessuali e condivide le informazioni con le forze dell’ordine locali, per risolvere omicidi irrisolti.
Stando a quanto dichiarato dall’FBI, uno di questi omicidi senza colpevole avvenuto in Texas, ha fatto avvicinare il ranger texano James Holland al detenuto: James Holland nota fin da subito delle similitudini tra il modus operandi di Samuel Little e l’omicidio mai risolto ad Odessa di Denise Christie Brothers.
Little non è uno stupratore, ma un assassino. Concordato questo particolare, il detenuto comincia a tirare fuori ricordi dettagliati, quasi fotografici di ogni donna che ha ucciso:
“Ha una specie di visione quando pensa a una scena del crimine, come se la rivivesse“, spiega Holland. “Chiude gli occhi, sembra accarezzare il viso della vittima, guarda in alto”.
In quell’occasione, l’assassino si è dimostrato più che disponibile a collaborare, a patto di essere trasferito dal carcere in California dove era tenuto in custodia.
Il detenuto è stato quindi portato in un carcere di massima sicurezza in Texas, dove si presuppone rimarrà fino alla morte: l’uomo infatti non gode di buona salute. Little è su una sedia a rotelle e soffre di problemi cardiaci e di diabete.
Durante il periodo nella nuova prigione, Holland scopre che Little ama il disegno artistico. Gli viene quindi fornito il materiale necessario e gli viene chiesto di rappresentare le sue vittime. Il risultato sono decine di immagini di donne sparite nel nulla e i cui casi sono ancora aperti.
“Vivo nella mia mente ora. Con i miei bambini [vittime]. Nei miei disegni “, ha detto alla rivista New York. “L’unica cosa in cui sono mai stato bravo è stato disegnare e combattere.”
L’Fbi spera di poter risolvere altri casi di persone scomparse divulgando le immagini delle donne su rete nazionale.
In Arkansas e in Maryland, ad esempio, sono state individuate due vittime la cui morte era stata inizialmente attribuita ad un’overdose di eroina, ma che invece furono vittime della furia di Little.
Durante gli interrogatori, Little esamina ogni Stato, ricorda con precisione i dettagli della vittima e il modus operandi, ma è molto meno preciso sulle date, rendendo il lavoro in parte più complicato.
Lo stato di salute del detenuto, inoltre, rende il tutto una corsa contro il tempo per dare giustizia alle vittime e fornire la verità ai propri familiari.
Le vittime di Samuel Little sono per lo più donne che vivono ai margini della società: giovani donne di colore, spesso parte di giri di prostituzione, alcool e droghe, le cui morti non vengono nemmeno registrate come omicidi.
E’ questo il motivo per cui l’assassino è riuscito a farla franca per così tanti anni.
“Non ho mai ucciso né senatori né governatori né fantasiosi giornalisti di New York. Niente del genere”, ha detto Little al New York Times. “Sono rimasto nei ghetti.”
Il modus operandi è tanto semplice quanto efficace: attira la vittima per una prestazione sessuale, la colpisce con un colpo secco alla testa per stordirla, poi la strangola a morte e, infine, si masturba sul loro corpo.
Nessun proiettile, nessuna ferita d’arma bianca, ma un omicidio “pulito”.
Il suo passato da pugile gli consente di aver sempre la meglio sulla vittima e, soprattutto, di sapere come e dove colpire.
Così, senza i chiari ed evidenti segni di una ferita d’arma, la polizia classifica il caso come morte da overdose o “incidente sul lavoro”.
Secondo gli esperti che hanno avuto modo di parlare con lui, le ragioni per cui Little uccide le sue vittime sono strettamente legate all’eccitazione sessuale che deriva dall’omicidio:
“Quando parli con lui ti accorgi che si eccita al ricordo: ti guarda negli occhi e ammette di averlo fatto.. gli piace ricordare gli omicidi e raccontare come strangolava le sue vittime. È un mostro” ha dichiarato il detective dell’FBI Bernie Nelson.
(Fonte bit.ly/31acCKO)