COUS COUS 6 Settembre 2022 – Posted in: Lo Sapevi che – Tags: #curiosità, #curiosity, #pasta, cibo, cous cous, cuscusu, fenomenologia del cous cous, lo sapevi che, semola, sicilia, tunizia
CURIOSITA’ SUL COUS COUS
Ecco a voi tante curiosità su questa prelibatezza:
- Il nome cuscus deriva dal vocabolo di lingua berbera “kuskus” che significa “impasto di farina e acqua” il termine poi con l’espansione araba nel Nord-Africa è diventato kouskous. In tempi relativamente recenti il vocabolo si è diffuso nelle lingue occidentali diventando couscous in francese e cuscus appunto in italiano.
- Una leggenda fa risalire la nascita del cuscus addirittura al Re Salomone che se ne sarebbe nutrito per compensare e lenire le pene d’amore che pativa per la regina di Saba.
- Il cuscus è ormai accertato è un piatto di origine berbera, antica popolazione nomade di piccoli agricoltori e allevatori di bestiame del Nord-Africa (Marocco – Algeria – Tunisia – Libia).
- Nella zona di Trapani, con il termine cuscusu, si indica la pietanza, mentre con il termine “cuscusera” si indica il tipico e caratteristico recipiente in terracotta forellato attraverso il quale la semola è cotta a vapore; col il termine “mafaradda” si indica la ciotola di terracotta, a bordi svasati ,dove veniva incocciato il cuscusu.
- Nella terminologia berbera la prelibata pietanza è detta “käskä” mentre la sorta di pentola utilizzata per la cottura è chiamata kaskais.
- La più antica ricetta scritta del cuscusu, risale al XIII secolo. La si trova in un libro del noto gastronomo arabo-andaluso Ibn Razin al-Tujibi (1230 circa – 1293) dal titolo “La tavola eccellente composta dei migliori alimenti e delle migliori pietanze”.
- Il cuscusu (cous cous alla francese) è un piatto da festa e conviviale. A San Vito Lo Capo, nei tempi passati era consuetudine cucinarlo in occasione delle festività e di ospitalità. Oggi per cuocere il cuscusu non si attende più le festività o gli ospiti particolari ma, è diventato un piatto usuale come nelle case magrebine. Negli anni ’50 il cuscusu è entrato, di prepotenza, nella ristorazione grazie a Nini Cusenza e a sua moglie Ciccina che ne hanno fatto, del loro menu’, il piatto principe.
- Il cuscusu, oltre che a tavola è entrato anche nel linguaggio comune dei sanvitesi. “ Haj ‘na testa chi si ci po’ fari cuscusu” ( per dire di una testa grossa e vuota). Si utilizza il termine “Cuscusu” anche per indicare il miscuglio di sabbia e cemento steso sul pavimento per potere piastrellare la ceramica.
STORIA
Il cuscusu è un piatto storico che ricorda il trascorso degli antenati dei siciliani dell’area di Trapani: con il trattato di La Goulette del 1868, una numerosa comunità della Sicilia occidentale (Trapani – Marsala – Mazara – Pantelleria ect.) e della Sardegna (Carloforte) in cerca di nuove opportunità e, successivamente, a causa della crisi economica e sociale venutasi a creare soprattutto nelle regioni del sud, emigrarono in Tunisia tanto che il consolato italiano contò, nei primissimi anni del ‘900, più di 80.000 connazionali residenti.
Moltissimi i Siciliani che si sono insediati a La Goulette, dove tuttora esiste il quartiere trapanese con la chiesa dedicata alla Madonna di Trapani e a Biserta e che vi sono nati – Claudia Cardinale (15 aprile 1938 La Goulette) è figlia di una famiglia di trapanesi emigrata a La Goulette.
Durante la loro permanenza nella terra africana, durata quasi un secolo, assimilarono l’arte di cucinare il cuscusu che, al ritorno in patria, lo inserirono nella cucina e nella cultura del trapanese.
Preparazione
La preparazione del cuscusu richiede delle gestualità, quasi dei rituali, trasmesse da madri in figlie. Come l’azione di “ncucciari a simmula” ossia lavorare la semola, con la mano che compie movimenti circolari tenendo le dita leggermente aperte e il palmo sollevato, per non farla raggrumare e inumidendola di tanto in tanto con l’acqua e intingendola poi con olio prima di cuocerla a vapore.
C’è ancora da aggiungere che il cuscusu, conformemente alle sue origini maghrebine, era una vivanda conviviale e festosa ed è questo uno dei motivi per il quale si preparava in quantità abbondanti: la sua consumazione spesso è estesa a tutti i membri della famiglia “allargata” (nonni, zii, cugini ecc).
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