IL CUBO DI RUBIK – UN MAGICO POLIEDRO 2 Dicembre 2022 – Posted in: Lo Sapevi che – Tags: #curiosity, #etimologia, #parole, allgemeiner Spruch, argot, Biografien, biographies, common saying, cubo di rubik, curiosité, dicton commun, did you know that, Italian, Italian language, Italien, Italienisch, italienische Sprache, Langue, langue italienne, lo sapevi che, mots, Neugier, Phänomenologie, Phänomenologie der Sprache, phénoménologie, phénoménologie du langage, Rubik's cube, saviez-vous que, Sprache, words, Wörter, wusstest du das, Zauberwürfel, आम कहावत, इटालियन भाषा, इतालवी, क्या आप जानते हैं, घटना phenomenology, जिज्ञासा, जीवनी, बोलचाल की भाषा, भाषा की घटना विज्ञान phenomenology of language, भाषा: हिन्दी language, रुबिकस क्युब, शब्दों, 你知道嗎 Curiosità, 俚語 Biografie, 傳記, 好奇心 fenomenologia, 字 Modi di dire, 恆言 Slang, 意大利語 Italiano, 意大利語 Parole, 現象學 Fenomenologia della lingua, 語 Lingua italiana, 語言現象學 Linguaggio
Il Poliedro Magico : il Cubo di Rubik
Il cubo di Rubik o cubo magico (Rubik-kocka in ungherese) è un celebre poliedro magico 3D inventato dal professore di architettura e scultore ungherese Ernő Rubik nel 1974.
Chiamato originariamente Magic Cube (Cubo magico) dal suo inventore, nel 1980 il rompicapo fu rinominato Rubik’s Cube (Cubo di Rubik) dalla Ideal, che lo mise in commercio grazie all’uomo d’affari Tibor Laczi e al fondatore di Seven Towns Tom Kremer.Nello stesso anno vinse un premio speciale dalla giuria dello Spiel des Jahres in Germania, diventando il primo e unico gioco solitario nella storia ad essere premiato.
Al gennaio 2009 ne erano stati venduti nel mondo 350 milioni, rendendo il cubo di Rubik il puzzle più venduto al mondo. È considerato da molti il giocattolo più venduto della storia.
Ognuna delle sei facce del cubo è ricoperta da nove adesivi dello stesso colore: bianco, giallo, rosso, verde, blu e arancione.
Generalmente il bianco è opposto al giallo, il rosso all’arancione, e il verde al blu; il bianco, il blu e il rosso sono ordinati in senso orario attorno al corrispettivo angolo del cubo.
In sintesi, è fatto da un cubo, diviso in 27 cubi più piccoli con le loro faccette colorate; lo spigolo di ciascuno di essi è 1/3 dello spigolo del cubo intero.
All’inizio del gioco, ogni faccia del cubo ha un suo colore.
Nei primi cubi messi in commercio, la posizione dei colori variava da un cubo all’altro.
Un meccanismo interno permette alle facce di ruotare ognuna in modo indipendente dalle altre cinque, così da mescolare i colori del cubo.
Per risolvere il rompicapo bisogna fare in modo che ogni faccia torni a mostrare un solo colore.
Rompicapi simili sono stati sviluppati nel tempo, con differenti dimensioni, colori, facce e adesivi, ma non tutti realizzati da Rubik.
Ebbe il massimo della sua popolarità all’inizio degli anni ottanta e decenni dopo è ancora noto e venduto.
Molti speedcuber continuano a confrontarsi in gare internazionali nel tentativo di risolvere il cubo di Rubik e altri twisty puzzle nel minor tempo possibile e in varie categorie.
Dal 2003, la World Cube Association organizza e regolamenta tornei e gare in tutto il mondo, registrando i record nelle varie categorie.
Invenzione di Rubik
A metà degli anni ’70, Ernő Rubik lavorava al Dipartimento di Interior Design della Moholy-Nagy University of Art and Design a Budapest.
Nonostante la largamente nota versione secondo cui Rubik avrebbe costruito il cubo come uno strumento didattico per insegnare ai suoi studenti a comprendere gli oggetti 3D, il suo vero obiettivo era di risolvere il problema strutturale di muovere le singole parti in modo indipendente senza far crollare l’intero meccanismo.
Non si rese conto di aver creato un rompicapo finché non mescolò per la prima volta il cubo e cercò di ricomporlo.
Il cubo originale differiva lievemente da quello odierno: era monocolore, di legno e con gli angoli smussati; inoltre, all’inizio si diffuse solo tra i matematici ungheresi, interessati ai problemi statistici e teorici che il cubo poneva.
Rubik ottenne il brevetto ungherese HU170062 per il suo “Magic Cube” (“Bűvös kocka” in ungherese) nel 1975, dopo aver apportato le modifiche che lo avrebbero portato ad essere tale e quale al puzzle moderno.
L’idea geniale di Rubik fu quella di progettare, quindi, un meccanismo che consentisse a ciascuna faccia del cubo di ruotare; e nella rotazione si mescolano i colori dei cubetti delle altre facce.
Lo scopo è quello di riportare i cubetti nella loro posizione iniziale, in modo che di nuovo ogni faccia del cubo abbia il colore di partenza.
Se definiamo “mossa” la rotazione di quanti angoli retti si vogliano di una sola faccia del cubo alla volta, allora, l’insieme di tutte le mosse possibili forma un gruppo, in cui l’operazione è l’esecuzione delle mosse una dopo l’altra.
Questo gruppo contiene oltre 43 miliardi di miliardi di elementi, esattamente 43.252.003.274.489.856.000, ed è non abeliano.
Si tratta di una struttura estremamente complessa.
Il minor numero di mosse con cui si possa risolvere il rompicapo, qualsiasi sia la configurazione di partenza, è chiamato “numero di Dio”, probabilmente perché pareva che la risposta sarebbe stata al di là delle capacità di calcolo dei comuni mortali.
Nel 2010, tuttavia, Tomas Rokicki, Herbert Kociemba, Morley Davidson e John Dethridge, applicando astuti trucchi matematici uniti alla forza bruta dei computer, hanno dimostrato che il numero di Dio è 20.
Indipendentemente da quale possa essere la configurazione iniziale, è sempre possibile risolvere il cubo con soltanto 20 mosse.
E tu sai risolvere il cubo di Rubik? In quante mosse? Quante “facce” completi?
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