IL MURO DI BERLINO : LE FUGHE PIÙ ROCAMBOLESCHE 17 Settembre 2021 – Posted in: Lo Sapevi che – Tags: #losapeviche #murodiberlino #guerrafredda #fuga #fenomenologiadellalingua
In mongolfiera, sulla fune, su un treno in corsa, sott’acqua e sotto terra: i tentativi più ingegnosi dei berlinesi dell’est per guadagnare la libertà.
Almeno 138 persone morirono nel tentativo di superare il Muro di Berlino. Altri invece riuscirono nell’impresa, in modo che definire rocambolesco è poco…
A cosa siamo disposti pur di (ri)conquistare la libertà? Alcune delle possibili risposte a questa domanda si possono trovare nelle storie di tutte le donne e gli uomini che rischiarono la loro stessa vita per fuggire da Berlino Est ai tempi del Muro che la separava da Berlino Ovest: 28 anni di “guerra fredda” – dal 13 agosto del 1961 al 9 novembre 1989 – durante i quali si susseguirono centinaia di tentativi di fuga, non tutti andati a buon fine, ma alcuni decisamente creativi. In tempi in cui si parla di erigere nuovi muri, le loro storie ci dicono che (forse) nulla più della voglia di libertà aguzza l’ingegno umano.
SULLA FUNE. L’acrobata tedesco Horst Kleinfece storia all’inizio del 1963 quando, grazie alla sua abilità circense, riuscì a trasformare un cavo di alta tensione inutilizzato, che si estendeva lungo il muro, in un percorso di fuga.
Prima si fece strada aggrappandosi con le mani al cavo, a circa 20 metri sulla testa dei militari di guardia. Quando la stanchezza si fece sentire, si incamminò sulla fune, cercando un faticoso equilibrio: ci riuscì a metà. Cadde e si fratturò le braccia. Ma riuscì in tal modo a superare il confine.
IN MONGOLFIERA. Hans Strelczyk, meccanico, e Gunther Wetzel, muratore, usarono le loro capacità manuali per costruire un rudimentale pallone aerostatico, con l’aiuto di alcuni manuali presi in biblioteca. Ma l’aiuto più grande glielo diedero le rispettive mogli, cucendo il pallone con scarti di tela e lenzuola. Non riuscirono al primo tentativo e neppure al secondo, ma la notte del 16 settembre 1979 partirono nuovamente. Insieme ai quattro figli, le due coppie volarono per 2,5 km, finché il pallone non ebbe i primi problemi, scendendo di quota e costringendoli ad atterrare: le due famiglia, scoraggiate, stavano per desistere e tornare verso casa, quando incontrarono una guardia che li informò che invece ce l’avevano fatta: avevano raggiunto l’ovest.
Il tunnel 57 correva per 145 metri a 12 metri di profondità tra Berlino Est e Berlino Ovest. Fu il cunicolo più lungo, più profondo e soprattutto che permise il passaggio del maggior numero di persone: 57.
SOTTOTERRA. In tanti cercarono di scappare attraverso i tunnel, che correvano sottoterra tra le due Berlino. Ma spesso i percorsi erano sorvegliati e le fughe sotterranee fallivano: nel 1964, ad esempio, 30 studenti di Berlino Ovest, tra cui il 25enne Wolfgang Fuchs e il futuro astronauta Reinhard Furrerm, scavarono un grande tunnel per aiutare i cugini dell’ovest a fuggire: il famoso Tunnel 57, a cui fu dedicato anche un film.
Lungo 145 metri e alto un metro e mezzo, partiva dal seminterrato di un panificio e sbucava nel giardino di una casa: richiese diversi mesi di costruzione ma permise la fuga di 57 berlinesi dell’est.
IN FUNIVIA. Il 31 marzo 1983, Michael Becker e Holger Bethke si arrampicarono sul tetto di un edificio a cinque piani sul lato orientale del muro e spararono una freccia – a cui era legato un filo d’acciaio – verso un edificio di Berlino Ovest sul quale il fratello di Holger era pronto a raccogliere e fissare il cavo. Era la prima fase della fuga. La seconda – immediatamente dopo – fu trasformare la fune d’acciaio in una funivia rudimentale. Come nei migliori film d’azione, l’operazione gli riuscì al terzo tentativo.
IN TRENO. Nel dicembre 1961, Harry Deterling, un macchinista di treni di 27 anni, progettò una fuga a cui diede tanto di titolo: “l’ultimo treno alla libertà”. Era notte fonda quando il suo treno arrivò lentamente all’ultima fermata, a circa un km da Berlino Ovest. Invece di fermarsi, Darling imboccò a tutta velocità un binario abbandonato che passava attraverso il muro. Le guradie, prese di sopresa, non fecero in tempo neppure a sparare. Il treno si fermò nel quartiere di Spandau, nella zona occidentale, permettendo a Darling, alla sua famiglia e altre 16 persone di rimanere a Berlino Ovest. Sul treno c’erano anche 7 passeggeri che invece scelsero di tornare indietro: la fuga verso la libertà a loro non andava giù.
DI CORSA. I film tendono a descrivere le guardie di frontiera tedesche dell’Est come automi senz’anima, disposti a tutto per amore della “patria” e del comunismo. Non è così: gli storici ci hanno rivelato che molti dei militari erano altrettanto disperati da voler fuggire. Ecco perché in tanti facevano richiesta per diventare guardia di frontiera. Si calcola che oltre 1300 soldati fuggirono solo nei primi due anni di esistenza del muro.
La fuga più famosa fu forse quella di Conrad Schumann il 15 agosto 1961. Il muro era ancora in costruzione: erano passati soltanto 3 giorni dal blocco del libero passaggio tra il settore occidentale e quello orientale di Berlino).
Schumann, allora diciannovenne, riuscì a saltare mentre un fotografo a sua insaputa lo riprendeva. La sua corsa divenne una delle immagini simbolo della Guerra Fredda.
Il soldato Conrad Shumann corre per saltare il filo spinato che lo separa da Berlino Ovest: disertore per la libertà.
SOTT’ACQUA. Hubert Hohlbein aveva trascorso molto tempo a Berlino Ovest, prima che il muro fosse costruito, e gli mancava la vita di un tempo, così con due amici pianificò una fuga lungo il fiume Sprea, che attraversa la città, con una tuta da immersione e un boccaglio da snorkeling. La fuga durò un’ora e mezza durante la quale Hohlbein rischiò di essere scoperto almeno un paio di volte, ma riuscì nell’impresa. Per poter portare a Ovest anche il resto della famiglia, in seguito si unì al gruppo che avrebbe creato il Tunnel 57, che consentì a sua madre di raggiungerlo.
(Fonte http://bit.ly/3CkvoQn )