Il Toro di Falaride: tra mito e storia, un viaggio nell’orrore 18 Giugno 2024 – Posted in: Lo Sapevi che – Tags: , , ,

Il Toro di Falaride: Urla di Ferro e Lagrime di Bronzo

Un viaggio nel tempo tra storia e leggenda, tra supplizi efferati e ingegno diabolico.

Immaginate un’epoca dominata dalla crudeltà, dove il potere si tinge di sadismo e la vita umana ha il valore di un filo di seta. In questo scenario torbido prende vita il Toro di Falaride, un macabro strumento di tortura che ha terrorizzato generazioni e acceso la fantasia di artisti e scrittori.

Un’invenzione diabolica

La leggenda narra che il Toro di Falaride fu opera di Perillo, un fabbro ateniese dall’ingegno perverso. Sedotto dal potere e dalla promessa di gloria, egli ideò questo macabro strumento per compiacere Falaride, il tiranno di Agrigento. Un toro di bronzo cavo, all’interno del quale la vittima sarebbe stata rinchiusa e arrostita viva da un fuoco sottostante. Per aumentare l’orrore, il toro era dotato di un ingegnoso sistema di tubi che trasformava le urla strazianti in un lugubre muggito, quasi un richiamo demoniaco dal regno dei morti.

Un destino beffardo

Ma la perfidia non sempre paga. Falaride, incuriosito dalla macabra invenzione, volle testare di persona l’efficacia del Toro. Perillo, ignaro del suo tragico destino, fu costretto a salire all’interno della bestia di bronzo. Le sue urla strazianti riecheggiarono nell’aria, mentre il tiranno osservava con sadica soddisfazione la sua agonia. Un crudele scherzo del destino che condannò l’inventore alla stessa atroce morte che aveva ideato per gli altri.

Un simbolo di terrore

Il Toro di Falaride non fu solo uno strumento di tortura, ma divenne un potente simbolo del terrore e del potere assoluto. La sua fama si diffuse in tutta la Grecia e oltre, alimentando racconti e leggende che lo resero un monito per chiunque osasse sfidare l’autorità. Dante stesso, nella Divina Commedia, lo inserì tra i supplizi infernali, condannando Falaride a rivivere per sempre l’orrore che aveva inflitto agli altri.

Anche Dante Alighieri nella Divina Commedia parla del toro di Falaride con queste parole:

[…] Come ‘l bue cicilian che mugghiò prima
col pianto di colui, e ciò fu dritto,
che l’avea temperato con sua lima,
mugghiava con la voce de l’afflitto,
sì che, con tutto che fosse di rame,
pur el pareva dal dolor trafitto […]
Dante Alighieri, Inferno, canto XXVII, vv. 7-12

Maiolica di Casteldurante, bottega di Andrea da Negroponte, Supplizio di Perillo (1550-1560 ca.)

Se ne trova menzione anche nella satira VIII di Giovenale (vv. 79-84), molto cara a Kant, che la cita nella Critica della ragion pratica (Ak. V, p. 283), ne La religione entro i limiti della semplice ragione (Ak. VI, p. 49) e nella Dottrina del diritto della Metafisica dei costumi (Ak. VI, p. 394).

esto bonus miles, tutor bonus, arbiter idem
integer; ambiguae si quando citabere testis
incertaeque rei, Phalaris licet imperet ut sis
falsus et admoto dictet periuria tauro,
summum crede nefas animam praeferre pudori
et propter uitam uiuendi perdere causas.

Il filosofo greco Plotino ne fa menzione nelle Enneadi (I 13): «[…] ma egli [il saggio, ndr] ha sempre con sé e per sé il massimo oggetto della scienza, <il Bene>, più che non creda colui che dice <d’esser felice> fosse anche nel toro di Falaride: la quale condizione è vano dirla piacevole, anche se lo si dica più volte».

Più di recente lo scrittore Gesualdo Bufalino, nel suo romanzo Argo il cieco, descrive con queste parole l’estate del 1951 a Modica, in Sicilia: “Sotto il sole il paese parve infocarsi come il toro di Falaride, ce ne volevano di granite per impietosire l’estate…”.

Un’eredità macabra

Nel corso dei secoli, il Toro di Falaride ha ispirato artisti, scrittori e registi, diventando un elemento ricorrente nella cultura di massa. Dalla letteratura di Bufalino al cinema di Vonnegut, fino ai videogiochi e alle serie tv, la sua macabra figura continua ad affascinare e terrorizzare, ricordandoci gli abissi di crudeltà a cui l’uomo può giungere.

Un monito per l’umanità

La storia del Toro di Falaride ci invita a riflettere sulla fragilità della vita e sul potere che alcuni individui possono esercitare sugli altri. Un monito contro l’oppressione e la barbarie, un invito a custodire i valori della giustizia e dell’umanità in un mondo che troppo spesso dimentica il rispetto per la vita umana.

Oltre la leggenda: realtà o fantasia?

La veridicità storica del Toro di Falaride è ancora oggetto di dibattito. Alcuni studiosi lo considerano un mito, un’invenzione nata per demonizzare un tiranno già noto per la sua crudeltà. Altri, invece, credono che sia stato un reale strumento di tortura, simbolo di un’epoca buia della storia umana. Indipendentemente dalla sua veridicità, il Toro di Falaride rimane un potente archetipo che ci ricorda il lato oscuro dell’umanità e la necessità di lottare per un mondo più giusto e compassionevole.

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