L’antica Roma: tra realtà e mito 13 Settembre 2024 – Posted in: Lo Sapevi che – Tags: #AbitudiniRomane, #AnticaRoma, #CostumiAntichi, #CulturaRomana, #CuriositàRomane, #CuriositàStoriche, #RomaAntica, #StoriaAntica, #StoriaCuriosa, #StoriaDellUmanità, #StoriaRomana, #TradizioniRomane, #UsanzeRomane, #VitaQuotidiana, #VitaRomana
Cosa era normale nell’antica Roma e assurdo oggi?
L’antica Roma, con la sua società complessa e le sue abitudini particolari, ci offre uno sguardo affascinante su una civiltà che ha plasmato il mondo moderno.
Le loro pratiche quotidiane, molte delle quali oggi ci sembrano strane o persino bizzarre, erano perfettamente normali per l’epoca.
Attraverso la cura del corpo senza sapone, i colori che indicavano appartenenza sociale, le regole di buona educazione a tavola e le innumerevoli festività, i Romani vivevano una vita ricca di tradizioni, credenze e rituali unici.
Questo viaggio nel passato ci porta a scoprire come vivevano, si vestivano, e quali comportamenti erano accettati, offrendoci uno spaccato curioso e sorprendente di un mondo tanto lontano quanto affascinante.
15 Pratiche quotidiane
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L’igiene personale: i Romani non si lavavano col sapone, ma utilizzavano acqua e metodi alternativi come cenere di faggio, liscivia o pomice per rimuovere lo sporco. Nelle terme pubbliche, era comune spalmare oli profumati sul corpo, successivamente raschiati via con uno strumento chiamato “strigile”, rimuovendo così anche le impurità. Curiosamente, il sapone, pur essendo conosciuto, era considerato una stranezza appartenente ai popoli germanici, lontano dalle abitudini dell’Urbe.
- Il blu, il colore dei barbari: Per i Romani, il blu era associato ai popoli “barbari”, in particolare ai Pitti, che tingevano le loro vesti con tinture azzurre. Questo colore era quindi evitato nelle vestiture e nella decorazione delle case, considerato simbolo di inciviltà.
- La buona educazione a tavola: durante i pasti, era perfettamente normale, e addirittura segno di buona educazione, ruttare e scorreggiare. Gli unici a disdegnare queste manifestazioni erano i plebei, che le ritenevano un capriccio della nobiltà, espressioni di un’eleganza lontana dal mondo semplice dei ceti bassi.
- Festività insolite: Le celebrazioni religiose romane erano frequenti e a volte particolarmente bizzarre. Ad esempio, durante i “Lupercalia“, i sacerdoti, vestiti di pelli di cane, correvano per le strade frustando le donne, specialmente quelle incinte, come rito di fertilità in onore del dio Luperco.
- Vita coniugale separata: nelle famiglie ricche, marito e moglie dormivano in stanze separate, accompagnati dai rispettivi schiavi che dormivano accanto ai loro letti. I poveri, invece, condividevano il classico letto matrimoniale. Curiosamente, era accettato che il marito avesse rapporti sessuali con le sue schiave, mentre la moglie doveva attenersi solo a lui.
- Omosessualità e tabù sessuali: L’omosessualità era accettata, ma con alcune limitazioni. Un cittadino romano poteva praticare sesso con uno schiavo di sesso maschile, purché mantenesse una posizione “attiva”. Essere passivi era considerato un disonore e, nei casi più gravi, poteva portare all’arresto. Allo stesso modo, atti sessuali come il cunnilingus, il fellatio e tutte le posizioni dove la donna dominava erano visti come reati, poiché la virilità romana non poteva mai essere sottomessa, nemmeno all’interno del matrimonio.
- La cura dell’aspetto: Uomini e donne romani si truccavano molto. Il bianco per il viso e le braccia veniva ottenuto con gesso o biacca, mentre l’ocra e i residui del vino servivano per colorare labbra e guance. Il contorno occhi si marcava con fuliggine, e per sbiancare i denti si utilizzavano metodi insoliti come la polvere di corno o l’urina. Gli uomini si facevano curare dal barbiere (tonsor), mentre le donne avevano schiave specializzate, le “amatrices”, per truccarsi e sistemarsi i capelli.
- La porpora imperiale: Il viola porpora, ottenuto dal murice, era un colore prezioso quanto l’oro, riservato alla nobiltà. Nonostante l’odore nauseante, simile a pesce marcio, questo colore era simbolo di prestigio. Ai plebei era vietato indossare abiti di questo colore, e la versione economica, ottenuta dai fiori, era profondamente disprezzata dai patrizi.
- Il lavaggio dei tessuti: I tessuti venivano sbiancati immergendoli nell’urina fermentata. L’urina di cammello era particolarmente apprezzata, considerata la migliore. Tale era la domanda di urina che divenne oggetto di tassazione, con la raccolta regolamentata nei bagni pubblici, i “vespasiani”.
- Le toilette comuni: I bagni pubblici romani erano spazi comuni, dove le persone si sedevano fianco a fianco per espletare i loro bisogni, senza alcun pudore. Alla fine, si pulivano con una spugna, la cui condivisione tra i frequentatori è ancora dibattuta dagli storici.
- Rimedi medici bizzarri: Il sangue e il sudore dei gladiatori erano considerati veri e propri elisir curativi, utilizzati in numerose medicine. Questi fluidi corporei venivano venduti a caro prezzo come rimedio universale contro ogni male.
- Divieto di piangere ai funerali: Le donne romane non potevano piangere pubblicamente ai funerali, una consuetudine che potrebbe sembrare fredda e impensabile oggi.
- Colpiti dal fulmine, abbandonati dagli dèi: Se una persona veniva colpita da un fulmine, si credeva che fosse stata punita direttamente da Giove. Di conseguenza, il corpo non veniva sepolto per evitare ulteriori offese agli dèi.
- Il potere paterno assoluto: I padri romani avevano il diritto di ridurre i propri figli in schiavitù e venderli temporaneamente. Avevano persino il potere di uccidere i membri della famiglia se sospettavano infedeltà o adulterio da parte della moglie.
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