Momento Curiosità – I Re Magi 6 Gennaio 2024 – Posted in: Lo Sapevi che – Tags: #ArteMedievale, #CulturaETradizione., #curiosità, #epifania, #FestePopolari, #Giotto, #LeggendeCristiane, #losapeviche, #remagi, #StelleDiBetlemme, #StoriaESimbolismo, #TradizioniItaliane, #Zoroastrismo
L’Epopea dei Re Magi
I Re Magi: Mito o Realtà?
«I tre re pagani vennero chiamati “Magi” non perché fossero versati nelle arti magiche, ma per la loro grande competenza nella disciplina dell’astrologia. Erano detti magi dai Persiani coloro che gli Ebrei chiamavano scribi, i Greci filosofi e i latini savi.»
Gli storici e alcuni biblisti cristiani interpretano questo racconto evangelico come un particolare leggendario, mentre altri biblisti e il Magistero della Chiesa cattolica ne sostengono la veridicità.
Il particolare ha comunque avuto una straordinaria fortuna artistica, in special modo nelle rappresentazioni della natività e del presepe.
Il racconto evangelico li descrive in maniera estremamente scarna e la successiva tradizione cristiana vi ha aggiunto alcuni particolari: erano tre (sulla base dei tre doni portati, oro, incenso e mirra) e si chiamavano Melchiorre, Baldassarre e Gaspare.
Nel tardo medioevo si ritenne che fossero oltre che sapienti anche dei re, venuti simbolicamente a rendere omaggio al bambino Gesù dalle tre parti del mondo allora conosciuto: Asia, Europa e Africa.
Per questo motivo nelle raffigurazioni artistiche uno dei magi a volte è raffigurato con la pelle scura. Secondo la simbologia bizantina spesso sono raffigurati come le tre età dell’uomo: il giovane, l’uomo maturo e l’anziano.
Baldassarre e l’oro
Baldassarre viene spesso raffigurato come un giovane africano (un Moro), simboleggiante quindi il Continente nero, ed il cui nome deriverebbe da Belshatzzar, Bel-šarrum-naṣāru, dall’accadico, ovvero Dio protegga il Re.
Sebbene di aspetto africano, egli pare giungesse invece dalle terre caldee-babilonesi, attraversando poi l’antica città siriana di Palmira, e portando con sé dell’oro.
Melchiorre e l’incenso
Il nome è da attibuirsi probabilmente a melekh (o melk, “re”, da cui anche Malco e Melchisedech) e or (“luce”), con il significato complessivo di “re della luce” o “il mio re (cioè Dio) è luce”. Simboleggia il continente europeo, che allora si spingeva fino al Vicino Oriente, provenendo egli probabilmente da terre persiane, presumibilmente da popoli Medi, gli attuali Curdi, anche se altri ipotizzano una sua origine fenicia.
Egli portò dell’incenso, sostanza utilizzata accesa per i riti sacri e che si ricava dalla pianta di boswellia.
Gaspare e la mirra
Gaspar, Gasparre o Caspar deriverebbe da varie ipotesi, tra le quali il persiano khazāndār (o ganibar o kansbar), ovvero tesoriere, oppure dal sanscrito gathaspar, ispettore del tesoro, o dal greco galos-sampa, che significa “nobile che arriva da Saba”, identificandolo o con il ricco regno biblico a sud della Penisola arabica, l’attuale Yemen, ma più probabilmente con la città persiana di Saveh, da dove, per la tradizione iranica, essi partirono.
Gaspare viene spesso raffigurato con tratti somatici arabi, mentre altri ritengono fosse invece originario dell’India; in entrambe le ipotesi è di solito raffigurato con carnagione semi-scura e simboleggia l’allora subcontinente asiatico più conosciuto, in particolare, Medio Oriente ed Indie.
La mirra che portò in dono era una preziosa e profumata resina vegetale utilizzata nell’antichità per le unzioni sacre.
Il Quarto Magio
Secondo una leggenda, vi sarebbe stato anche un quarto re magio, di nome Artaban, o Artabarre, che non riuscì ad arrivare in tempo dal bambino Gesù, essendosi attardato ad aiutare dei bisognosi.
Tale leggenda fu messa per iscritto dallo scrittore Henry van Dyke nel 1896, in forma di romanzo.
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«Il fenomeno astronomico più probabile» risponde Corrado Lamberti, direttore della rivista Le Stelle «è una congiunzione Giove-Saturno che ebbe luogo nel 7 a. C.: quell’anno i due pianeti si trovarono nel cielo uno vicino all’altro per ben tre volte. La tesi ha una certa credibilità, anche perché sono state trovate effemeridi babilonesi (cioè tavolette col calcolo dei movimenti degli astri, ndr) relative all’evento, segno che al fenomeno si accordò notevole importanza».
La teoria non è recente: a formularla fu l’astronomo tedesco Johannes Kepler. Nel 1603 osservò una congiunzione fra pianeti, che abbinati sembravano un’enorme stella.
Colpito, calcolò se il fenomeno poteva essersi verificato anche nell’Anno Uno: concluse di no, ma scoprì che una congiunzione c’era stata più volte nel 7 a. C. Scrisse perciò un trattato (De anno natali Christi) in cui sosteneva che la data di nascita di Gesù andava anticipata.
Può sembrare una conclusione eccessiva, ma in effetti il nostro calendario sbaglia. L’errore risale a un monaco del VI secolo, Dionigi il Piccolo, che inaugurò l’uso di contare gli anni dalla nascita di Gesù, ma partì da una data posteriore a quella vera.
Oggi si dà per certo che Cristo, paradossalmente, nacque avanti Cristo: minimo 4 anni, massimo 8.
Stando così le cose, tre fatti appaiono certi: che intorno all’anno della nascita di Gesù ci fu davvero una “stella” anomala; che questo astro apparve più volte a intermittenza, come dice Matteo; e che certi astronomi orientali (“magi”) l’avevano notato, come provano le effemeridi di cui parla Lamberti.
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