LA PUNTEGGIATURA: LINEETTA, IL TRATTINO E L’ASTERISCO 6 Maggio 2022 – Posted in: Grammatica – Tags: #curiosità, #curiosity, #grammatica, asterisco, fenomenologia della lingua, fenomenologia della lingua italiana, grammatica italiana, lineette, lo sapevi che, punteggiatura, trattino
Grammatica Italiana
La punteggiatura o interpunzione indica le pause del discorso mediante segni grafici
(la virgola, il punto, il punto e virgola, i due punti, il punto interrogativo, il punto esclamativo, i puntini di sospensione, le lineette, le parentesi, le virgolette), la cui collocazione risponde ad una esigenza pratica di chiarezza logica e, al tempo stesso, ha valore espressivo (ad esempio, quando si desidera porre in evidenza una parte della frase, oppure quando si vuole creare un senso di attesa).
La punteggiatura regola l’articolazione del pensiero; essa sottolinea in modo visibile le relazioni sintattiche (cioè il loro corretto rapporto) tra le componenti del discorso, organizzando quest’ultimo in una gerarchia di unità logiche di maggiore o di minore importanza; traduce nella lingua scritta la dinamica del discorso parlato (come, ad esempio, avviene per gli scrittori che tentano di conferire maggiore verosimiglianza ai dialoghi). La punteggiatura può variare nelle sue forme in base all’autore del testo e rappresentare un elemento stilistico; tuttavia, in base all’uso ed alle convenzioni che ne sono seguite, se ne possono fissare le norme e le costanti. Quindi, l’uniformità nell’impiego dei segni d’interpunzione ha reso possibile l’individuazione di una punteggiatura “logica”, la cui funzione non va sottovalutata, poiché rappresenta il collante che garantisce la coerenza e la fruibilità della comunicazione.
Le discussioni che si sono fatte sulla punteggiatura, dalla fine del secolo XIX ai giorni nostri, vertono sull’opportunità di rendere parsimonioso e regolato l’impiego dei segni. L’uso stilistico di essi è sembrato a numerosi trattatisti una minaccia alla stabilità delle regole di punteggiatura, mentre la concezione di una punteggiatura rigorosamente logica incontrava ostacoli a volte insormontabili. Contro la tendenza ad un contemperamento tra punteggiatura logica e punteggiatura stilistica, D’Ovidio obiettava che ne sarebbero conseguite incertezze e perplessità per scrittori e lettori. Come esempio di perfetta interpunzione, alcuni trattatisti propongono ancora oggi passi di Carducci che propendeva, non senza oscillazioni, per una punteggiatura misurata. L’odierna tendenza alla semplificazione della punteggiatura corrisponde allo svincolarsi dell’espressione dalle strutture logiche e sintattiche e dal ritmo della prosa ottocentesca. Francesco Flora annota che “i moderni tendono con ragione a diradare i troppi segni di interpunzione. Ma sono anche capaci di abolirli affatto, talvolta per eccesso di raffinatezza, talvolta per manifesta ignoranza.”
LA LINEETTA
La lineetta (–) sostituisce spesso le virgolette, specialmente nei dialoghi, dove segna il distacco fra le varie battute.
Esempio:
– Mi accompagni a casa?
– Sì, ma affrettati.
– Vengo subito.
Si usa pure:
- per inserire un inciso o un commento nel periodo:
Ho agito – come vedi – in buona fede; Giacché i panni sporchi – carità di patria insegni! – c’è sempre modo di lavarli senza scandalo (G. Bassani). - per separare i vari termini di una enumerazione:
Eccovi alcuni precetti intorno allo stile: il buono scrittore non deve né fuggire né ricercare gli ornamenti.– Più del bello scrivere è necessario il bene scrivere.– Chi bada allo stile più che alle idee, bada al fodero più che alla spada.
IL TRATTINO
Il trattino o tratto d’unione (–), che è più breve della lineetta, serve nei seguenti casi.
- A congiungere le parti di alcune parole composte: tecnico-pratico; psico-fisiologico; il confine italo-austriaco, la letteratura greco-latina.A volte, però, i due termini vengono uniti direttamente, in modo da formare un vero e proprio nome composto: psicopedagogista, anglosassone, superuomo.
- A sostituire una preposizione o una congiunzione: la finale Italia-Germania (tra l’Italia e la Germania); dizionario italiano-francese (dall’italiano al francese).
- Per tenere distinti i due o più elementi che costituiscono una parola composta: non-senso, anglo-tedesco, extra-fine, fenil-y-benzopirone.
- Per unire due o più nomi o numeri o segni: il rapido Milano-Roma-Napoli; l’incontro Pertini-Mitterrand; un volume in-8°; le categorie C1-C2.
- Per unire due o più gruppi di parole o nomi, numeri o segni (e in questo caso si lascia uno spazio prima e dopo il trattino):la regione Trentino – Alto Adige; n. Nizza 1807 – m. Caprera 1882 (dando le date di nascita e di morte di Garibaldi); la ferrovia Lecce – Gagliano – Leuca.
- Per evidenziare la divisione in sillabe di una parola: com-mo-ven-te; na-po-le-ta-no.
- Alla fine della riga, per segnalare che la parola è spezzata e continua nella riga seguente. La divisione della parola alla fine di un rigo si può anche indicare con un doppio trattino (=).
- Per delimitare una parte di parola scritta separatamente:
il prefisso ri-, il suffisso -istico, in latino occasio -onis, pre- e postbellico.
E’ un errore usare il trattino tra due parole che formano un vero e proprio composto:
non si deve scrivere “cassa-forte, gatta-morta, pesce-spada”, ma si deve scrivere “cassaforte, gattamorta, pescespada”.
E’ sbagliato usare il trattino dopo ex o extra all’interno di locuzioni latine entrate nell’uso comune e di alcuni composti:
non si scrive “ex-abrupto, ex-aequo, ex-cathedra, ex-lege, ex-novo, ex-voto, extra-moenia”, ma si scrive “ex abrupto, ex aequo, ex cathedra, ex lege, ex novo, ex voto, extra moenia”;
non si scrive “ex-ministro, ex-giocatore”, ma si scrive “ex ministro, ex giocatore”.
L’ASTERISCO
L’asterisco (*), quasi sempre ripetuto tre volte (***), può servire sei seguenti casi.
- Un richiamo per le annotazioni in margine o alla fine della pagina. In questo caso l’asterisco può essere inserito tra parentesi tonde:
(*)posteri. *posteri è un nome difettivo. - Un nome proprio di luogo o di persona che non si sa o che si vuole tacere:
La sosta era prevista a ***; “Era figliuolo d’un mercante di *** (questi asterischi vengon tutti dalla circospezione del mio anonimo)” (Manzoni).Oggi, però, si preferisce l’uso dei puntini o della X: Abitava a…, dove aveva una villa in campagna; Abitava a X, dove aveva una villa in campagna. - Frasi non corrette grammaticalmente o per significato:
Rivedrai le *foresta (correggi: foreste) imbalsamate; L’uso e l’esperienza *signoreggia (correggi: signoreggiano) le arti. - Nei cataloghi e negli elenchi, gli asterischi indicano funzioni speciali, esplicitamente dichiarate nelle note: I libri con * indicano le novità, o le edizioni rare o le pubblicazioni esaurite.
(Fonte https://grammatica-italiana.dossier.net/punteggiatura.htm)