SCHWA 26 Settembre 2021 – Posted in: Grammatica – Tags: #schwa #etimologia #dialetto #curiosity #fenomenologiadellalingua #lingua #linguaggio #fenomenologia
SCHWA (si legge SCEVÀ)
Ma funziona anche il contrario, qualche volta.
Così la notizia che Apple abbia inserito lo schwa nella tastiera di iOS 15 pare cosa di poco conto, e invece a suo modo è un cambiamento epocale.
Si può invocare finché si vuole la correttezza di genere, chiamare in causa linguisti e filosofi del linguaggio, ma se per trovare lo schwa ci vogliono acrobazie sulla tastiera, è facile prevedere che a usarla saranno in pochi o poche.
Invece, da qualche giorno, con l’aggiornamento a iOS 15, chi ha un iPad o un iPhone la trova sotto la lettera “e”, come le altre lettere accentate.
Etimologia
Lo scevà nelle lingue
In inglese
Lo scevà è il suono vocalico più diffuso nella lingua inglese; molti grafemi e di- o trigrammi vengono infatti resi con un suono vocalico centrale medio. Alcuni esempi: apart, supply, taken, pencil, reckon, circus, righteous, e, nelle varietà non rotiche, anche liar, dinner, favour. In alcune varietà della lingua, specialmente nell’inglese americano, esiste una versione rotica di questa vocale, che si indica con questo simbolo: [ɚ] (p. es. better). In altre varietà rotiche si può invece avere una sequenza di scevà + /r/ in parole come liar, dinner e favour.
In Italia
Tra le lingue parlate in Italia, l’idioma romanzo in cui è frequente lo scevà è la lingua napoletana, alla quale in qualche misura si ricollegano molti dei dialetti italiani meridionali intermedi: ad esempio, nella sola parola mammeta (“tua madre”) ve ne sono due, una nella seconda sillaba e una nella terza (e ultima), mentre nella parola stənnəturə (“stenditore per la pasta fatta in casa”) tutte le vocali, ad eccezione di quella tonica (la terza), sono rappresentate da scevà. Nel dialetto apulo-barese e in quello lucano la frequenza dello scevà diminuisce via via che si avvicina al confine linguistico con i dialetti meridionali estremi, in cui esso è assente.
Lo scevà è presente anche nella lingua piemontese. In Piemonte è detto anche terza vocale poiché essa, aggiungendosi alle due vocali tipiche delle lingue gallo-italiche dell’Italia Settentrionale – /ø/ ed /y/ (ö, ü) – lo differenzia dal resto della famiglia linguistica galloitalica e dal francoprovenzale. La pronuncia dello scevà in piemontese ha comunque una certa variabilità; a seconda delle parlate locali, in alcuni casi può essere pronunciata come [ɐ] . Lo scevà in piemontese è presente negli articoli e nelle preposizioni ad es. ël /əl/(“il”), ëd /əd/ (“di”), ma anche in parole polisillabiche, casi in cui lo scevà può essere tonico, ed è sempre seguito da una doppia consonante ad es. fëtta /ˈfətːa/ (“fetta”), përché /pərˈkɛ/ (“perché”). Dal piemontese si estende tuttavia alle varietà occidentali dell’emiliano (tortonese, oltrepadano, pavese e piacentino). In pavese le a e le eatone acquisiscono il suono scevà leggermente più aperto che hanno in catalano, ma questo ricorre anche in diverse sillabe accentate (si indica con ä o ë, a seconda dell’etimo) e si presenta anche in versione nasalizzata, ad esempio nella parola tänt (“tanto”).
Altre lingue
In molte lingue lo scevà è atono. In bulgaro e afrikaanspossano trovarsi scevà accentati. Molte lingue caucasiche e alcune lingue uraliche (per esempio anche il komi) utilizzano lo scevà fonetico ed è possibile trovare gli scevà accentati. Nello sloveno questo suono è spesso accentato quando supporta la erre vocalica (cioè dove la erre fa le veci di una vocale), ad esempio nei monosillabi (grd /gərd/ brutto, prst /pərst/ dito), ma non solo (drzen/dərzen/ ardito, trnek /tərnek/ amo), Brda /bərda/Collio); interessante la parola srce (cuore), dove l’accento cade sulla “e” per cui lo scevà è atono, ma nei diminutivi srčece e srček l’accento è sulla “r”, dunque sullo scevà. Nella lingua olandese, la vocale del suffisso -lijk, come in waarschijnlijk (probabilmente) è pronunciata come uno scevà. Nei dialetti catalani, includendo la varietà della lingua standard situata nel dialetto parlato all’interno e nei dintorni di Barcellona, una “a” o una “e” atone sono pronunciate come uno scevà leggermente più aperto (chiamato “vocale neutra”). Nei dialetti catalani parlati nelle isole Baleari, può capitare uno scevà accentato. In albanese (ove può essere accentato quando deriva da vocali nasali gheghe, come nella parola “bëj”, o in parole composte col suffisso turco “llëk”, come in “budallallëk”) e in rumeno (ove pure può essere accentato) è scritto rispettivamente “ë” e “ă” .
Alcune lingue hanno un suono simile ma diverso. Ad esempio, lo scevà è simile alla e atona breve del francese, che però in questa lingua è arrotondata e meno centrale, più come un’aperta-centrale o vocale chiusa-centrale anteriore arrotondata.