CO ‘NA SCARPA E ‘NA CIAVATTA 27 Gennaio 2022 – Posted in: Modi di dire – Tags: #conascarpaenaciavatta #scarpa #ciavatta #fenomenologiadeldialettoromano, #fenomenologia #mododidire #romanesco #curiosity
Co ‘na scarpa e ‘na ciavatta!
Il romanesco è pieno di modi di dire dal colore unico che in una frase racchiudono intere situazioni o stili di vita, Roma è fatta così: piena di vita, un mix di culture in cui sopravvive forte e resistente l’appartenenza a una città bellissima ma complicata.
“Co ‘na scarpa e ‘na ciavatta”, per esempio, è un modo di dire unico che solo a Roma poteva inventare. Ma cosa vuol dire veramente? A chi ha passato qualche giorno nella città eterna potrebbe averlo sentito senza coglierne appieno il significato ed è per questo che bisogna far luce su un modo di dire davvero interessante.
IL SIGNIFICATO LETTERALE
Il significato letterale di questo detto è più facile da scoprire di altri, infatti, traducendolo in italiano vorrebbe dire: con una scarpa e una ciabatta; eppure, la traduzione non solo non rende l’idea ma fa perdere tantissimo a questo modo di dire che è fatto di sfumature e di storie non raccontate.
“Co ‘na scarpa e ‘na ciavatta” è infatti un modo molto colorito per intendere una persona che va in giro con una scarpa e una ciabatta, non letteralmente ovviamente ma in maniera metaforica intende qualcuno con forti problemi economici.
Spesso, infatti, quando si finisce in piena indigenza non si ha la possibilità di scegliere come vestirsi ne come ripararsi i piedi e può capitare di doversi adattare con quello che si ha, anche se in maniera scompaginata, scomposta ci si appresta a camminare con una scarpa e una ciabatta.
Ecco che in pochissime parole il romanesco racchiude in un’espressione molto vivida ciò che la vita può portare a chi è in forti ristrettezze economiche. Questo non è un modo di giudicare, né di schernire ma di rappresentare una cruda realtà.
Roma e i romani hanno un modo tutto loro, coinciso e ironico, un’attitudine mentale alla risata amara, di rappresentare la vita di tutti giorni è questo detto popolare ne è un esempio. È così famoso che tanti poeti e menestrelli laziali lo hanno inserito nelle loro poesie o ci hanno dedicato stornelli e rappresentazioni teatrali: Gigi Proietti, spesso inseriva la spiegazione di questo modo di dire nelle sue serate dedicate alla lingua romanesca con grande successo.
“Co ‘na scarpa e ‘na ciavatta” è l’ennesima dimostrazione di come, oggi più che mai, non bisogna sottovalutare la saggezza popolare insita nei dialetti regionali ma vada preservata per continuare a imparare.
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