FIJO DE MIGNOTTA O FIJO DE NA MIGNOTTA? 21 Marzo 2022 – Posted in: Modi di dire – Tags: #fijodemignotta #fijodenamignotta #mododidire #romanesco #romano #dialettoromano #dialetto #fenomenologiadiundialetto #fenomenologia #fenomenologiadellalingua #linguaggio #lingua
Fijo de mignotta
Roma è una città antica ed enorme, bellissima e tanto trafficata, qui la grande storia dell’umanità ha avuto luogo ed è per questo che oltre ai monumenti è davvero interessante conoscere quelle espressioni del dialetto romanesco che oramai sono in uso in tutta Italia, da dove provengono?
Il dialetto romano è pieno di curiosità storiche davvero interessanti che meritano di essere scoperte per esempio perché si dice “fijo de mignotta”? E che differenze ci sono con “fijo de ‘na mignotta“? Scopriamolo insieme.Divenuta famosa come espressione in tutta Italia grazie ai film di Tomas Milian che interpretava Er Monnezza tanti anni fa, tradotto in italiano “f. de mignotta” vuol proprio dire figlio di mignotta.
Etimologia
La valenza originaria pare essere quella di favorita (o cortigiana) e viene fatta derivare dal francese mignoter (carezzare) o mignon (favorito). Secondo altre interpretazioni, invece, l’origine del vocabolo risalirebbe ad una lettura sintetica dell’annotazione matris ignotae apposta sui registri anagrafici nei riguardi di neonati abbandonati: la nota aggiunta era anche frequentemente abbreviata in m. ignotae il che, letto in un’unica parola, portò ad indicare un certo tipo di donna disonorevole. In epoca antica i bambini cresciuti in orfanotrofio venivano mandati via dagli istituti che li ospitavano e dovevano cavarsela da soli.
In una città turbolenta e piena di competizione come Roma allora questi ragazzi dovevano farsi furbi, giocare d’astuzia per sopravvivere e farsi un futuro, per essere presi a bottega come artigiani o molto altro ed è proprio per questo che nasce “fijo de mignotta“, questo modo di dire è un rude e sincero complimento e identifica proprio una persona furba, sveglia, che sa come ottenere d’astuzia ciò che vuole.
Per, esempio, Sergio Leone quando incontrò per la prima volta Clint Eastwood, attore e regista vincitore di premi Oscar inquadrò subito il personaggio e il suo sguardo magnetico dicendo:
“Mi piace: ch’a du’ occhietti da fijo de mignotta”
Ovviamente esiste sempre il rovescio della medaglia ed è per questo che “fijo de mignotta” non deve assolutamente essere confuso con “fijo de ‘na mignotta“, in questo caso infatti diventa un insulto che partendo dalla stessa etimologia mira a offendere una persona.
A Roma, quindi, esistono due modi molto simili di dire due cose completamente diverse:
- Fijo de mignotta. È un vero e proprio complimento alla furbizia e all’intelligenza di una persona.
- Fijo de ‘na mignotta. È un insulto mirato a offendere una persona mirando alle sue origini.
“Heyyy Biondooo… Lo sai di chi sei figlio tuuu? Sei il figlio di una grandissima puttaaaa… “
Forse non tutti sanno che la battuta finale del film il buono, il brutto e il cattivo nasce proprio da qui dalla romanità del grande regista Sergio Leone che trasformando questo modo di dire e facendo incrociare i due modi di intenderlo lo fa rivolgere da Tuco al biondo mentre lui se ne va a cavallo ha creato una delle scene più iconiche del cinema western.
“Chi ‘a vo’ cruda o chi ‘a vo’ cotta, siete tutti dei gran figli de mignotta.” (Maresciallo Nico Giraldi, Squadra Antitruffa)
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