STAI A GUARDÀ ER CAPELLO 28 Aprile 2022 – Posted in: Modi di dire – Tags: #curiosity, dialetto, fenomenologia della lingua italiana, lo sapevi che, modi di dire, romanesco, romano, stai a guardà er capello
Stai a guardà er capello
“Naturalmente non bisogna bere molto vino, ma berlo spesso.” (Henri de Toulouse-Lautrec)
Tra le espressioni più usate a Roma sicuramente “stai a guardà er capello“ ha un suo posto privilegiato. Questo modo di dire è tra quelli che più risuonano di più tra i giovani e tra chi parla romanesco.
Questo perché Roma non è solo una città bellissima, con opere d’arte invidiate in tutto il mondo, ma anche un immenso luogo dove la cultura popolare è riuscita a rimanere viva e forte, il romano ha un suo modo di vedere le cose, di vivere e di affrontare la vita e la città eterna che non è possibile trovare in nessun altro luogo. Vediamo allora cosa vuol dire e da dove nasce questo modo di dire.
“Stai a guardà er capello” a Roma è esattamente uguale a dire: stai guardando il dettaglio oppure stai facendo il puntiglioso e spesso ci si rivolge così quando si pensa che l’altra persona stia facendo troppe storie per un qualcosa che si ritiene trascurabile.
La cosa più interessante riguardo a questo detto però è quella di arrivare alla fonte, di capire dove si è generato, ti assicuro che è interessante e dice molto dell’animo romano: “stai a guardà er capello” si sviluppa a Roma verso la fine del 1500 e lo svilupparsi del 1600, nasce all’interno delle famose osterie romane.
A quei tempi i boccali di vino erano in terracotta o di metallo e non era possibile quindi vedere all’interno la quantità di vino versata prima che fosse al tavolo e anche in quel momento era difficile poi rivendicare le proprie ragioni se di vino ne era stato versato, a frenare le risse, le discussioni e i tafferugli che nascevano ogni notte per questo motivo dovette intervenire nientemeno che la chiesa, il potere assoluto a Roma dovette fermare l’avanzare delle proteste per i boccali di vino truccati e mettere fine ai battibecchi tra i furbacchioni sia tra gli osti che tra i bevitori professionisti.
Fu, infatti, Papa Sisto V che per porre fine alle risse nel 1588 stabilì che tutte le caraffe in cui il vino doveva essere servito fossero di vetro e quindi trasparenti e che fossero classificati in base alla quantità di alcolico che dovevano contenere: un sospiro era per esempio un decimo di litro mentre un chierichetto un quinto di litro e così via fino ad arrivare al famoso quartino di vino ovvero ¼ di litro e al tubo ovvero 1 litro intero di vino.
La riga che determinava il tipo di boccale veniva incisa nel vetro ed era detta dai romani proprio er capello ecco perché a Roma quando qualcuno vuole fare il puntiglioso si dice “stai a guardà er capello”.
“Due secondini fanno un quartino, quattro secondini fanno un mezzo litro.” (filastrocca popolare romano)
© copyright 2022 – Tutti i diritti sono riservati