11 COSE CHE (forse) NON SAI SULLA LINGUA CINESE 13 Gennaio 2021 – Posted in: Momenti
Quanti tipi di cinese esistono? È davvero così difficile impararlo? Quanti ideogrammi si usano?
E come fanno con le tastiere di computer e smartphone?
UNA LINGUA SETTE DIALETTI.
La Cina è grande quanto un continente e per secoli le
comunicazioni sono state difficili;
così accade spesso che due cinesi, se provengono da zone lontane fra loro, non si capiscano. In realtà, la
lingua cinese è suddivisa in sette gruppi dialettali diversi, con differenze paragonabili a quelle che vi sono fra le lingue europee. L’idioma ufficiale della Repubblica Popolare Cinese (e di Taiwan), parlato alla televisione e insegnato nelle scuole, è il dialetto di Pechino, che gli occidentali chiamano Mandarino e i cinesi Phutonghua, che significa “lingua comune”. È la lingua più parlata al mondo (la usa per comunicare circa 1,3 miliardi di persone) e una delle sei ufficiali delle Nazioni Unite.
NON PARLARE, SCRIVI.
Ma che cosa accade quando cinesi che provengono uno da Shangai e l’altro da Canton si incontrano? Se non si capiscono, si scrivono. E non da ieri: nel II secolo a. C. l’imperatore della
dinastia Quin, l’unificatore dell’Impero (quello dell’esercito di terracotta e della Grande Muraglia), per poter meglio governare rendendo comprensibili gli editti unificò i caratteri, fissando quelli comuni a tutto il Paese. Così, se due cinesi hanno difficoltà a intendersi si tracciano rispettivamente sul palmo della mano il carattere corrispondente (che ha pronuncia regionale diversa ma si scrive nello stesso modo) e hanno risolto il problema.
NIENTE ALFABETO.
Il mandarino non ha alfabeto. È scritto con i simboli conosciuti come ideogrammi. Il sistema di scrittura ideografico è riconducibile a oltre 4.000 anni fa e ogni simbolo rappresenta un morfema (un’unità espressiva della lingua). Inizialmente, i caratteri erano immagini dei loro significati, ma col tempo divennero stilizzazioni e misure sempre più complicate furono adottate per esprimere i concetti più astratti.
214 CARATTERI: ECCO LA CHIAVE DI LETTURA.
Fra i sistemi di scrittura nati oltre 4.000 anni fa, solo i caratteri cinesi sono ancora in uso. I segni fondamentali della scrittura cinese sono 214 e si chiamano “caratteri radicali”: in questi tratti è ancora possibile individuare i primitivi pittogrammi (i disegni degli oggetti) che rappresentano la chiave di lettura dei 50 mila caratteri della lingua cinese. Qui sopra ne riportiamo tre
semplici esempi.
CINQUANTAMILA.
In totale però il Mandarino ha più di 50.000 ideogrammi, anche se un dizionario moderno completo raramente ne elenca oltre 20.000 in uso. Una persona istruita cinese ne conosce circa 8.000, ma c’è bisogno solo di circa 2-3.000 per essere in grado di leggere un giornale.
I caratteri cinesi sono anche una forma d’arte e la calligrafia un modo di dipingere con le parole. Per questo l’artista cinese Zhang Huan, nella foto, ha pensato di utilizzarla per decorare il suo corpo, esprimendo concetti forti quali lealtà, ecologia, onestà.
PAROLE COMPOSTE
Rispetto alla nostra scrittura, quella cinese tende a volte a riprodurre l’immagine di una situazione o a suggerire un’idea: per esempio, la parola “luce” è data dal pittogramma di sole, più quello di luna.
Il sistema di scrittura cinese, infatti, costituisce una raffinata evoluzione della pittografia, la scrittura per disegni, il primo stadio di scrittura di molte civiltà, tra le quali la più nota fu quella egizia. Ecco qualche esempio di costruzione di un carattere, partendo da altri due. La pace è rappresentata da una donna sotto il tetto; le idee brillanti le ha chi sa guardare lontano.
IL CINESE È DIFFICILE?
Al contrario la grammatica cinese è estremamente semplice. Non ci sono coniugazioni verbali e i tempi sono espressi utilizzando espressioni di tempo come “domani, ieri, in futuro” etc.
Non è necessario distinguere tra sostantivi singolari e plurali, o per genere. E non c’è… il maiuscolo.
MONOSILLABI E 4 TONI.
Il cinese è una lingua tonale. Lo stesso monosillabo, cioè, si può pronunciare con quattro diversi toni di voce (più uno senza tono, neutro) e può significare così quattro parole diverse. Un esempio? La sillaba ma: se pronunciata modulando la voce con un suono alto e piano significa “mamma”. Se la voce sale come in una domanda (ma?) significa “canapa”. Se la voce scende e poi sale con il tono di una domanda mista a sorpresa vuol dire “cavallo”. Se invece scende con una risposta secca, ma significa “insultare”. Ecco perché per un occidentale parlare il cinese, e comprenderlo, può essere molto difficile, anche se non tanto quanto il vietnamita, che ha addirittura sette tonalità diverse.
LATINO-CINESE.
La buona notizia per chi si accinge a studiarlo è che il cinese-mandarino ha un altro sistema di scrittura, noto come Pinyin (letteralmente “trascrivere suoni”). È il sistema tramite il quale il suono dei caratteri viene traslitterato, cioè trasposto nelle lettere dell’alfabeto occidentale. Non è l’unico sistema (ecco perché nel tempo Pechino è stata chiamata Peking, Peiping e adessoBeijing) ma è quello adottato oggi. Per pronunciare correttamente le parole cinesi, bisogna seguire alcune regole. Per esempio, “q” si pronuncia “c dolce” (per cui la dinastia qing si pronuncia cing, non ching o quing), la “x”, invece, si pronuncia “sc”, per cui la città di Xi’an si
pronuncia sci-an.
MA COME FANNO A SCRIVERE AL PC O SULLO SMARTPHONE?
Facile, proprio grazie al Pinyin. Grazie alla memoria del computer e passando attraverso il nostro alfabeto, i cinesi riescono a scrivere con il computer ottomila caratteri. Digitano, per esempio, la sillaba bai (che a seconda del tono può significare bianco ma anche altre parole) con i caratteri latini della tastiera e, dopo aver lanciato un “enter”, vedono apparire sullo schermo gli ideogrammi corrispondenti a tutti i significati di bai. A quel punto si sceglie, evidenziandolo con il cursore, il carattere che serve. Così la frase a ideogrammi si compone sullo schermo.
LINGUA MUSICALE.
Un team internazionale di ricercatori ha scoperto che i bambini madrelingua cinesi di 3 e 5 anni tendono a essere più bravi dei loro omologhi occidentali nello studio e nell’esecuzione della musica: questo dipenderebbe dal fatto che il mandarino è una lingua tonale e impararla richiede l’attivazione anche delle strutture del cervello deputate alla musica.
(Fonte Focus.it)