Viktor Emil Frankl – Giornata della Memoria 27 Gennaio 2023 – Posted in: Momenti – Tags: #bambini #auschwitz #orrore #ss, #curiosity, #ebrei, #fenomenologia, #parole, #好奇心, allgemeiner Spruch, argot, Biografien, biographies, biographies of famous people Matematica, biography, campi di concentramento, common saying, curiosité, curiosities, curiosity meaning, dicton commun, did you know that, giornata della memoria, indovinelli, Italian, Italian language, Italien, Italienisch, italienische Sprache, italy words, Langue, langue italienne, lo sapevi che, math quiz, math tricks, mathematics, mots, Neugier, olocausto, Phänomenologie, Phänomenologie der Sprache, phénoménologie, phénoménologie du langage, quiz di matematica, riddles quiz, saviez-vous que, shoah, Sprache, trucchi di matematica, Viktor Emil Frankl, words, words in italian, Wörter, wusstest du das, अंक शास्त्र, आम कहावत, इटालियन भाषा, इतालवी, क्या आप जानते हैं, गणित की तरकीबें, गणित प्रश्नोत्तरी, घटना phenomenology, जिज्ञासा, जीवनी, पहेलियाँ, प्रश्न पूछना, बोलचाल की भाषा, भाषा की घटना विज्ञान phenomenology of language, भाषा: हिन्दी language, शब्दों, 你知道嗎 Curiosità, 俚語 Biografie, 傳記, 字 Modi di dire, 恆言 Slang, 意大利語, 意大利語 Italiano, 現象學 Fenomenologia della lingua, 語 Lingua italiana, 語言現象學 Linguaggio
Viktor Emil Frankl
C’è un uomo che non viene mai adeguatamente ricordato nelle Giornate della Memoria: è Viktor Emil Frankl, psicologo fondatore della logoterapia.
Nel campo di concentramento, fu invitato a parlare dal suo capoposto su come non darsi per vinti, su come salvarsi dal mortale lasciarsi-cadere:
“Dunque cominciai – e cominciai con la più banale consolazione: presi a parlare spiegando che persino la nostra situazione attuale non fosse la più tremenda tra quelle che si potevano immaginare nell’ Europa della seconda guerra mondiale ….
Dissi poi che ognuno di noi doveva chiedersi che cosa avesse perduto finora d’insostituibile. Feci delle riflessioni su questo punto , concludendo che la maggior parte di noi aveva perso ben poco di essenziale. Almeno, chi era ancora in vita, aveva buoni motivi per sperare.
Salute, felicità domestica, rendimento professionale, patrimonio, posizione sociale, – erano tutte cose che si potevano sostituire, che si potevano ritrovare o rifare….
E poi parlai del futuro. Dissi che il futuro poteva apparire squallido, agli occhi di un osservatore imparziale. Convenni che ognuno di noi poteva calcolare approssimativamente quanto poco probabile fosse uscire vivi dal Lager. … Poi dissi anche che io, per quanto mi concerneva, non pensavo neppure di lontano, nonostante tutto, a rinunciare alla speranza, ad abbandonare la lotta: perché nessun uomo conosce il futuro, nessun uomo sa che cosa può portagli magari l’ora successiva.…
Parlai anche del passato, di tutte le sue gioie e della luce che esso emanava, pur nell’oscurità dei nostri giorni…. Ciò che abbiamo realizzato nella pienezza della nostra vita passata, nella sua ricchezza di esperienza, questa ricchezza interiore, nessuno può sottrarcela….
E parlai anche delle molte possibilità di dare un significato alla vita. Raccontai ai miei compagni … che la vita umana ha sempre, in tutte le circostanze, un significato, e che quest’infinito senso dell’essere comprende anche le sofferenze, morte, miseria e malattie mortali…
Pregai gli altri di mantenere il loro coraggio, in piena consapevolezza, perché la nostra lotta senza via di scampo aveva un suo senso e una sua dignità. Dissi loro che in queste ore difficili qualcuno guardava dall’alto, con sguardo d’incoraggiamento, ciascuno di noi..: un amico o una donna, un vivo o un morto, oppure Dio. E questo qualcuno si attendeva di non essere deluso, che sapessimo soffrire e morire non da poveracci, ma con orgoglio!
Infine parlai del nostro sacrificio; esso aveva un senso in ogni caso. Dissi che era proprio del sacrificio avere come presupposto l’apparente inutilità in questo mondo, nel mondo del successo. Si tratti del sacrificio di sé per un’idea politica o del sacrificio di un uomo per un altro.
Certo, chi tra noi possiede una fede religiosa, l’ammette senza difficoltà. Dissi anche questo. E raccontai loro di quel compagno che all’inizio del suo internamento nel Lager aveva fatto un patto col Cielo: il suo dolore e la sua morte dovevano risparmiare una morte tanto terribile alla creatura che amava. Per quest’uomo, sofferenza e morte, non furono senza senso, anzi avevano assunto – come sacrificio – un profondissimo significato. Egli non voleva soffrire e morire senza senso; nessuno di noi lo voleva… senza senso!
Con le mie parole mi sforzai di imprimere un ultimo significato alla nostra vita attuale – in questa baracca del Lager – e ora – in questa situazione senza via di uscita.
Seppi presto che questo mio sforzo aveva raggiunto il suo scopo.… Vidi le misere figure dei miei compagni accostarsi al mio posto, zoppicando, gli occhi pieni di lacrime, per ringraziarmi…”.
“… concedersi l’unico spazio che le SS non potevano penetrare: la fantasia, che è poi la libertà…”
V. E. FRANKL (1905-1997), ha insegnato neurologia e psichiatria all’università di Vienna ed è stato Professor of Logotherapy in California. Ha insegnato anche ad Harvard, Dallas, Stanford e Pittsburg. Scalatore esperto ed appassionato, a sessant’anni diventò pilota di aerea, aveva l’hobby degli occhiali e poteva esibirsi al pianoforte in un tango indiavolato o in un walzer viennese. Leggeva moltissimo, recitava i Salmi in latino… Nella sua vita ha ricevuto 27 lauree honoris causa, mentre i suoi 31 libri sono stati tradotti i n 24 lingue
Consigli di lettura
L’uomo in cerca di senso. Uno psicologo nei lager e altri scritti inediti
È un documento umano di straordinario valore, il cui successo non è dovuto tanto all’oggetto del discorso, quanto alla particolarissima prospettiva con cui viene affrontato e al profondo messaggio che trasmette: la vita vale la pena di essere vissuta in qualunque situazione e l’essere umano è capace, anche nelle peggiori condizioni, di “mutare una tragedia personale in un trionfo”
Logoterapia e analisi esistenziale
Il fondatore della “logoterapia e analisi esistenziale”, nota in tutto il mondo come la “Terza Scuola Viennese di Psicoterapia”, analizza in quest’opera il profondo rapporto esistente tra l’intervento psicoterapeutico e l’atteggiamento religioso della persona. Avvalendosi di numerosi casi clinici, egli dimostra in forma semplice e convincente l’esistenza di una spiritualità inconscia che talvolta può anche essere repressa.
Sul senso della vita
Nel marzo del 1946, appena undici mesi dopo essere stato liberato dai campi di concentramento nazisti, Viktor E. Frankl tenne una serie di conferenze per l’università popolare di Ottakring, a Vienna. Il testo di quelle lezioni fu pubblicato da un piccolo editore in un volume andato presto esaurito e qui tradotto in italiano per la prima volta. Sopravvissuto all’indicibile orrore dell’Olocausto, che gli aveva portato via i genitori e la moglie incinta, pur nell’estrema sofferenza, Frankl ribadisce in queste pagine la sua convinzione che è sempre possibile “dire sì alla vita”.
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