‘O cippo ‘e Sant’Antuono il 17 gennaio: origine del rito ed eventi in Campania 17 Gennaio 2021 – Posted in: Momenti
Fu Carlo III di Borbone ad ufficializzare i mestieri ad essa legati e a distanza di anni la festa del cippo di Sant’Antuono si ripete puntuale ogni anno per onorare il Santo protettore degli animali e per purificare l’anima dagli spiriti maligni. Tra fede, storia e culto sacro, a Napoli e in provincia, ogni 17 gennaio si accende la fiamma della tradizione.
“A festa ‘e Sant’Antuono è n’alleria ‘e suoni ‘e ‘sti guagliune a pazzia’. Dicenne tutt’a gente ‘e ‘sti paise ‘Jamme a verè a festa e n’anno fa’ “. Radici antichissime e remote caratterizzano la tipica Festa di Sant’Antuono in onore di Sant’Antonio Abate, particolarmente sentita a Napoli e dagli abitanti di Macerata in Campania, celebrata il 17 di gennaio di ogni anno. Folklore, culto, tradizioni popolari, scaramanzia e riti ancestrali fanno di questa tradizione un rito intramontabile che coinvolge molti napoletani in città e provincia e che continua ad affascinare e incuriosire generazioni e generazioni.
Le Origini
Si narra che in tempi passati Sant’Antonio scese agli inferi con il suo maialino per rubare il fuoco e regalarlo agli uomini, la fiamma ha, infatti, potere purificatorio e scaccia via malattie e malocchi dell’anno appena iniziato. Ma il Santo non ricevette una buona accoglienza, i demoni riconoscendolo gli presero il bastone e non lo fecero entrare. Ma il maialino si infilò di corsa mettendo tutto a soqquadro e i diavoli ebbero un bel da fare a riordinare. Fu così che Sant’Antonio disse ai diavoli “se volete che lo faccia star buono, dovete ridarmi il mio bastone” . Una volta restituito il bastone al padrone, il maialino si tranquillizzò. Ma non si trattava di un bastone qualunque, si trattava del bastone di ferula dal midollo spugnoso e se una scintilla entra nel midollo il legno continua ad ardere ma da fuori non si vede nulla. Così diavoli ignari che Sant’Antonio avesse il fuoco nel bastone lo lasciarono andar via. Solo una volta fuori, il Santo alzò il bastone infuocato in segno di benedizione cantando: “Fuoco, fuoco, per ogni loco; per mondo fuoco giocondo!”. Da quel momento, donò agli uomini il fuoco sulla Terra.
La tradizione a Macerata Campania
A Macerata Campania da anni si esegue sempre lo stesso rito per rendere onore alla tradizione. Rito che prevede che venga acceso il Cippo nella serata che precede il 17 gennaio, in modo che possa ardere tutta la notte fino a consumarsi fino alla mattina. L’accensione del ceppo avviene a termine della sacra funzione del 16 gennaio dedicata al Santo, condotta dall’Abate curato di Macerata Campania, in cui avviene tra l’altro la benedizione degli animali.
Di questa tradizione antichissima ci sono tra l’altro preziose testimonianze come riportato dal catasto onciario di Macerata del 1754, nato per volere di Carlo III di Borbone il nel quale si possono leggere i mestieri che si esercitavano in Macerata ai quali viene fatta risalire la manifestazione di Sant’Antuono. Accanto ai numerosi braccianti vi era una larga schiera di maniscalchi tutti specializzati nella produzione di traini, botti, tini, falci e altri strumenti utili per la manifestazione sui carri. Ancora, i documenti offrono delle testimonianze su questa festa come si evince da un bilancio predisposto dall’Università di Macerata per l’anno contabile 1791-1792 in cui vi è stanziata la somma di 20 ducati necessari per le feste del Santo Protettore S. Martino e per la festività di S. Antuono Abbate.
Non mancano poi i momenti di divertimento e svago, poiché nella stessa giornata vengono eseguiti i giochi tradizionali che richiamano gli usi e costumi di un tempo che fu, come il Tiro alla Fune e il Palo di Sapone, il tutto seguito da un buon piatto di past’ e ‘llessa (pasta con le castagne secche) e la tipica sfilata dei carri, meglio noti come “Battuglie di Pastellessa”. Si tratta dei tipici “Carri di Sant’Antuono” sui cui trovano alloggio i cosiddetti “Bottari di Macerata Campania”, che ripropongono l’antica sonorità maceratese dall’omonimo nome la “Pastellessa”. Ma la cosa peculiare riguarda la tipologia di strumenti musicali utilizzati: i classici e conosciuti strumenti musicali, sono sostituiti con botti, tini e falci, tutti gli strumenti di uso contadino che vengono riutilizzati per rievocare i suoni della tradizione.
La Tradizione a Napoli
Tutto avveniva nel Buvero di Sant’Antuono, dove si trova la chiesa dedicata al Santo. Qui in questo quartiere popolare di Napoli, si svolgeva il 17 gennaio la processione in onore del Santo, al termine della quale venivano benedetti gli animali. A questo momento seguiva l’immancabile rito del “fuocarazzo”, ovvero si preparavano grandi cataste di legno per darvi fuoco, un modo per simboleggiare la potenza del Santo in grado di spegnere le forze del Male ma anche un modo per disfarsi del vecchio. Infatti era usanza lanciare dai balconi tutti gli oggetti inutilizzati in legno per contribuire al cippo. Oggi questa tradizione, sebbene in misura molto minore, resiste ancora soprattutto nei quartieri del Buvero e di Forcella.
(Fonte https://napoli.fanpage.it/o-cippo-e-sant-antuono-origine-del-rito-ed-eventi-in-campania/amp/)