La Pittima 23 Marzo 2023 – Posted in: Lo Sapevi che, Parole – Tags: #curiosity, #fenomenologia, #parole, #好奇心, allgemeiner Spruch, argot, Biografien, biographies, biographies of famous people Matematica, biography, common saying, credito, creditore, curiosité, curiosities, curiosity meaning, debito, debitore, dialetto, dicton commun, did you know that, fenomenologia della lingua, indovinelli, Italian, Italian language, Italien, Italienisch, italienische Sprache, italy words, Langue, langue italienne, lo sapevi che, math quiz, math tricks, mathematics, modi di dire, mots, Neugier, Phänomenologie, Phänomenologie der Sprache, phénoménologie, phénoménologie du langage, pitima, pittima, quiz di matematica, riddles quiz, saviez-vous que, Sprache, trucchi di matematica, venezia, words, words in italian, Wörter, wusstest du das, अंक शास्त्र, आम कहावत, इटालियन भाषा, इतालवी, क्या आप जानते हैं, गणित की तरकीबें, गणित प्रश्नोत्तरी, घटना phenomenology, जिज्ञासा, जीवनी, पहेलियाँ, प्रश्न पूछना, बोलचाल की भाषा, भाषा की घटना विज्ञान phenomenology of language, भाषा: हिन्दी language, शब्दों, 你知道嗎 Curiosità, 俚語 Biografie, 傳記, 字 Modi di dire, 恆言 Slang, 意大利語, 意大利語 Italiano, 現象學 Fenomenologia della lingua, 語 Lingua italiana, 語言現象學 Linguaggio
Pittima : un vero impiastro!
“T’ê pròpio ‘na pìtima!” (detto genovese)
E’ il termine con cui in passato veniva definita, particolarmente nelle repubbliche marinare di Venezia e Genova, ma anche a Napoli, una persona pagata dai creditori per seguire costantemente i loro debitori.
Era una sorta di esattore che aveva come compito quello di ricordare a costoro che dovevano saldare il debito contratto.
Etimologia
Persona avara, tirchia nello spendere. pittima /’pit:ima/ s. f. [lat. tardo epithĕma, dal gr. epíthema “ciò che è posto sopra”].
Il significato originario di questa parola è quello di impiastro: la pittima consisteva in un decotto caldo che veniva applicato sul corpo a fini terapeutici.
In realtà come terapia non valeva nulla, e per di più era sgradevole e fastidiosa.
È facile intendere come quindi questa parola sia passata a indicare personaggi noiosi, uggiosi, seccatori.
Quindi al bambino che fa le bizze si dice che è una pittima, si esorta il cugino lagnoso a non fare la pittima, e chi ci chiede insistentemente qualcosa può essere una vera pittima.
Il termine
La pittima poteva gridare a gran voce per mettere in imbarazzo il debitore, e il suo costante pedinamento era volto a sfiancarlo così che si decidesse a saldare il debito, la cui riscossione gli poteva fruttare una percentuale più o meno congrua.
Vestiva di rosso, affinché tutti sapessero che il perseguitato dalla pittima era un debitore moroso e ciò aumentava l’imbarazzo dovuto al pedinamento.
In particolare nella Serenissima Repubblica di Venezia la citata figura era reclutata tra gli emarginati e i disagiati che fruivano di una sorta di assistenza sociale del Doge costituita da mense pubbliche e ostelli a loro riservati.
Tali assistiti dovevano però rendersi disponibili a richiesta delle istituzioni per fare la pittima: il debitore pedinato non poteva nuocere a queste figure istituzionali pena la condanna. Il credito doveva essere difeso come il buon nome della maggiore repubblica commerciale dell’epoca.
Pittima è divenuto in seguito sinonimo di persona insistente che si lamenta sempre (ma anche, quindi, in termini speculativi, di percentuale).
In lingua veneta, la frase genericamente più utilizzata per definire con tale termine una persona è: “Ti xe proprio na pittima!” (Sei proprio uno che si lamenta di continuo per nulla), equivalente di “T’ê pròpio ‘na pìtima!“, in lingua genovese. Il termine è usato ugualmente in dialetto fiorentino e compare comunque tra le voci del dizionario italiano Garzanti, che ne dà la definizione di “una persona noiosa, che si lamenta in continuazione di piccole cose”.
Con lo stesso senso a Napoli si usano frasi tipo: “si’ proprio ‘na p… veneziana!”
Tale figura, nella sua fragilità sociale e nella sua umanità, è immortalata nella stupenda canzone di De André ‘Â pittima, del meraviglioso album Crêuza de mä.
Testo
“Cosa ghe possu ghe possu fâSe nu gh’ò ë brasse pe fâ u mainä
Se infundo a e brasse nu gh’ò ë män du massacán
E mi gh’ò ‘n pûgnu dûu ch’u pâ ‘n niu
Gh’ò ‘na cascetta larga ‘n diu
Giûstu pe ascúndime c’u vestiu deré a ‘n fiuE vaddu in giù a çerca i dinë
A chi se i tegne e ghe l’àn prestë
E ghe i dumandu timidamente ma in mezu ä gente
E a chi nu veu däse raxún
Che pâ de stránûä cuntru u trun
Ghe mandu a dî che vive l’è cäu ma a bu-n mercöuMi sun ‘na pittima rispettä
E nu anâ ‘ngíu a cuntâ
Che quandu a vittima l’è ‘n strassé ghe dö du mæ“
“Pittima, impiastro, ossesso le ex mogli sono come le banche: gridano e vogliono soldi, soldi e soldi” (cit. anonimo)
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