LE PAROLE DELLA GUERRA – 1 Parte 7 Marzo 2022 – Posted in: Parole – Tags: #assedio #coprifuoco #tregua #rifugiato #profugo #resistenza #statodiallerta #leggemarziale, #parole #guerra #fenomenologia #fenomenologiadellalingua #losapeviche #etimologia #war #nowar #curiosity
Le parole della guerra: quali sono e perché si usano
La guerra è qualcosa di cui nessuno vorrebbe parlare, è uno degli aspetti umani che tutti ci auguriamo di superare presto e che non debba mai più accadere di assistervi. Nonostante questo, cadiamo, ciclicamente, nei nostri errori ed è per questo che dovremmo iniziare a capire quali sono le parole della guerra, quelle usate più frequentemente così da capire cosa vogliono dire e da dove derivano.
ASSEDIO
Iniziamo con una delle più sentite e usate ovvero Assedio: Questa parola deriva dal volgare italiano e si è evoluta dal volgare latino adsedium che deriva da obsidére che letteralmente può essere tradotto come star seduto davanti. Quando pensiamo a questa parola ci vengono sempre in mente gli assedi medievali di antiche fortezze, così come li vediamo nei film; eppure, non è così.Oggi tantissime città vengono assediate in tempo di guerra e si combatte lungo i loro confini da una parte gli aggrediti per salvaguardare città, palazzi e punti strategici dall’altra gli aggressori per entrare ed espugnare le difese cittadine.
“Queste decisioni spettano soltanto a me. Dopo lo stato d’assedio non c’è che la guerra civile. Ora bisogna che uno di noi due si sacrifichi.” (cit. Vittorio Emanuele III di Savoia)
COPRIFUOCO
Un’altra parola da scoprire è Coprifuoco il coprifuoco è quando la legge impone un determinato orario alle persone civili per far rientro alle proprie abitazioni e non uscirne più fino al giorno dopo, in questi anni con la pandemia questa parola è stata abusata ma è in tempi di guerra che non vorremmo mai sentirla. Questa parola deriva direttamente dal Medioevo e si è evoluta dall’antica usanza e legge che imponeva ai cittadini, a un determinato orario di coprire, ovvero spegnere, i fuochi nelle abitazioni/botteghe per prevenire gli incendi nelle cittadine.
“Il tempo è scaduto e io sono sola a casa | il coprifuoco fa male | mi fa male, no mi uccide, l’uccisione dei bambini vicino a casa mia.” (cit. Fadwa Tuqan)
RIFUGIATO
Arriviamo adesso a parlare della parola Rifugiato, un rifugiato di guerra o politico, è una persona che chiede asilo e viene accolto in un paese diverso dal suo perché in patria non può tornare senza pericoli estremi e rischiando la morte. Oggi tanti bambini e cittadini ucraini stanno cercando di uscire, come rifugiati, dal proprio paese in guerra. Questa parola deriva da rifugiarsi che deriva direttamente dal francese réfugié.
“Accogliere i rifugiati che fuggono dalla guerra e dall’oppressione è parte del nostro dovere” (cit. Jean-Marc Ayrault)
PROFUGO
Molto simile è la parola Profugo che indica qualcuno costretto ad abbandonare la propria terra per azioni di guerra, cataclismi naturali e/o a persecuzioni. Deriva dal latino profŭgus che già ha in se questo terribile significato potendo essere tradotto in fuggire e cercare scampo.
“Nei campi profughi il tempo è sospeso; è tempo, ma non è storia.” (cit. Zygmunt Bauman)
RESISTENZA
Indaghiamo una parola a noi molto nota ovvero Resistenza, in Italia, noi questa parola la conosciamo davvero bene poiché ci tocca da vicino avendo avuto una Resistenza davvero importante durante gli anni del nazifascismo.
Quando usata come termine di guerra la parola prende tutto un altro significato e si riferisce alle forze autoctone di un Paese che in qualsiasi modo, anche non strutturato e non uniformato nell’esercito, combatte per cacciare gli aggressori dal proprio paese.
Deriva direttamente dal latino Resistentia composta dalla radice Re che può essere tradotto con indietro e Sistere che può essere tradotto in italiano come fermare.
“La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienze democratico-rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno c’è silenzio e deserto: il qualunquismo, la degenerazione statalistica, le orrende tradizioni sabaude, borboniche, papaline.” (cit. Pier Paolo Pasolini)
STATO DI ALLERTA
Passiamo ora a vedere cosa vuol dire Stato di allerta lo stato di allerta è quel momento in cui lo stato e le forze militari mettono in allerta ovvero sull’avviso tutti i propri organi statali, amministrativi e sul campo per prevenire o controbattere azioni nemiche su di ogni fronte. Per i cittadini lo Stato di allerta militare è davvero qualcosa di brutto da vivere poiché genera ansia e consapevolezza che vi è una imminente e possibile crisi di guerra. Etimologicamente la parola allerta deriva a all’erta ovvero dallo stare in piedi, vigile.
TREGUA
Cosa vuol dire, invece Tregua? È quel momento in cui vengono momentaneamente sospese le attività di guerra da parte di due o più fazioni in lotta e può essere totale oppure circoscritta a un solo settore del teatro di guerra. Viene stabilita per seppellire i defunti, prendere misure igieniche, raccogliere i feriti e per agevolare le trattative di pace. Questa parola giunge fino a noi dal latino medievale treuga di chiara origine germanica.
“Io ho il dolore, questo dolore sempre giovane, attivo, che mi suscita incanti, collere e il desiderio di sfide; il dolore che spera in una tregua ma che non vede la fine. Per fortuna, io ho questo dolore.” (cit. Colette)
LEGGE MARZIALE
Siamo arrivati quasi alla fine di questo triste viaggio: vediamo allora cosa vuol dire Legge Marziale questo tipo di legge viene introdotta in un Paese quando vi è una guerra oppure una grave condizione che ne giustifica l’utilizzo durante questo periodo si assiste alla sospensione di alcune leggi ordinarie in vigore in uno Stato e il controllo della normale amministrazione della giustizia passa ai tribunali militari con tutte le conseguenze del caso. La parola deriva direttamente da Marte dio della guerra e può essere infatti tradotta perfettamente con legge del Dio Marte.
“Sarebbe arrogante per un Paese che non ha subito un’occupazione da parte di una potenza straniera esprimere un giudizio su una nazione che l’ha sofferta.” (Cit. Anthony Eden)
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