Sfatiamo un mito: la verginità non esiste 3 Maggio 2021 – Posted in: Parole
La verginità è solo un costrutto sociale: per esempio, lo sapevate che l’imene non si rompe? E che la sua forma è simile a uno scrunchie?
In quanto a sesso, a noi generazioni Millennials e anche Boomer (per usare due definizioni da giovani, appunto!), ci hanno allevato a pane, miti e tabù. Per esempio, a chi non è stata raccontata la storia del preservare la verginità per essere poi impalmate dal bravo ragazzo?
O a chi non è stato detto che la perdita della verginità era simboleggiata dalla rottura dell’imene con conseguente perdita di sangue durante la prima volta?
Ebbene, sono tutte fandonie. O meglio, la verginità è solo un costrutto sociale e non ha nulla a che fare con il corpo.
Abbiamo chiesto delucidazioni alla dottoressa Silvia Gioffreda, medico che si occupa di salute e benessere sessuale da molti anni, anche attraverso il suo profilo Instagram (seguitissimo!), dove la trovate come @lapopdoc.
Parliamo di verginità: esiste o non esiste?
«Siccome non c’è alcun modo per provare scientificamente se qualcuno è vergine oppure no, allora la verginità non esiste, è solo un costrutto sociale. Il termine “vergine” indica di solito chi non ha mai avuto esperienze sessuali in generale. Ma in realtà spesso si usa riferito a una persona con la vulva, per indicare che questa non ha mai avuto un rapporto sessuale penetrativo».
Quindi l’imene che si rompe e sanguina è una leggenda?
«L’imene è una struttura che si trova a circa 1-2 cm all’interno della cavità vaginale. Quando me l’avevano spiegata all’università, me l’avevano definita come una membrana che si trova all’ingresso della vagina, immaginandomela come una sorta di pellicola che la sigilla, garantendone la freschezza e l’originalità.
In realtà è molto più simile a uno scrunchie, l’elastico per capelli in tessuto tipico degli anni Ottanta-Novanta (il famoso fermacoda che cita Carrie Bradshaw quando litiga con Berger, vi ricordate?, ndr): è un tessuto ripiegato più volte, appoggiato alle pareti della vagina che presenta uno o più fori al centro.
Tutti questi ripiegamenti gli permettono di essere molto elastico e proprio per questo motivo può favorire l’ingresso di pene/dita/sex toys senza rompersi.
A quanto emerge dagli studi, l’imene può variare in forma, colore, dimensione e flessibilità, da donna a donna, in base all’età o ai livelli ormonali. Studi fatti in differenti contesti e in differenti Stati hanno ormai messo in luce che l’imene non può essere indicativo di sessualità attiva o meno.
Come tutte le altre parti del corpo anche l’imene si può rompere. La maggior parte delle volte, però, succede durante i parti o le violenze sessuali.
Per quanto riguarda i rapporti penetrativi in generale, invece, l’imene certo può subire delle microlacerazioni, ma essendo un tessuto non particolarmente vascolarizzato, è difficile che sanguini durante il primo rapporto sessuale.
Le microlacerazioni poi guariscono da sole senza lasciare traccia: ecco perché è impossibile distinguere tra l’imene di chi ha avuto rapporti penetrativi e quello di chi non ne ha avuti».
Allora il sanguinamento da dove deriva durante la prima volta?
«Sfatiamo il mito che sia normale sanguinare durante il primo rapporto sessuale. Non solo non è normale, ma non è nemmeno così comune. Le statistiche riportano che tra il 40 e il 63% delle donne non ha avuto sanguinamenti durante il primo rapporto.
Se il sanguinamento avviene, è difficile che sia per colpa dell’imene che si rompe perché come dicevo prima oltre a essere una struttura molto elastica, è anche povera di circolazione sanguigna (quindi sanguina poco) e priva di terminazioni nervose (quindi non può essere responsabile del dolore della prima volta).
Il sanguinamento (e il dolore) invece è spesso dovuto a delle lacerazioni che il pene determina all’interno delle pareti vaginali.
Questi sanguinamenti sono dovuti al fatto che spesso durante i primi rapporti si saltano dei passaggi fondamentali che permettono alla vagina di prepararsi alla penetrazione.
Quindi succede che la vagina non è abbastanza lubrificata e dilatata e per questo il pene può causare delle microlesioni. Tutto risolvibile con un bel lubrificante e la pazienza necessaria per fare le cose con calma».
Ho sentito parlare del certificato di verginità: che cos’è? In cosa consiste?
«È un certificato che può essere emesso in seguito altest della verginità, che tutt’ora viene fatto in moltissimi Paesi del mondo (anche in Italia) per garantire la verginità di una persona. Il test consiste nell’andare a esplorare con due dita la vagina della paziente. Il medico di turno andrà a verificare la presenza o meno dell’imene e soprattutto la lassità delle pareti vaginali.
Anche questo falso mito purtroppo è ancora molto diffuso: la credenza che più si pratica sesso penetrativo e più la vagina si allargherà e perderà la sua tonicità.
Tutti questi criteri non sono affidabili scientificamente per determinare la verginità di una vulva, ma nonostante questo i certificati ancora vengono rilasciati, andando a violare molti diritti umani delle donne.
La comunità scientifica e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sono d’accordo nel dire che non ci sono metodi scientificamente attendibili per conoscere la vita sessuale di un’altra persona.
E soprattutto che la ricerca di altri test che possano garantire la verginità di una persona è da sfavorire in quanto causa traumi e viola i diritti di chiunque debba subire queste pratiche.
Bisogna controllare che una donna sia vergine come se la sua parola non fosse abbastanza o come se non fosse in grado di scegliere autonomamente con chi e quando fare sesso. Ancora, davvero?».
Arriviamo al punto, quindi: come si fa a capire se una donna è “vergine” davvero?
«Solo esclusivamente chiedendoglielo. Anche se sei il più alto esponente della medicina mondiale, un luminare delle vulve, anche in quel caso l’unico modo per sapere se una persona è vergine oppure no bisogna chiederglielo».
Diciamoci la verità: la scusa della verginità chi l’ha inventata, a questo punto, se non ha fondamento scientifico?
«Penso che si cerchino modi per controllare la sessualità delle donne dall’inizio dei tempi: partendo da quella provocatrice di Eva che ci ha tolto il posto dal paradiso, passando per le mutilazioni genitali femminili, le leggi contro l’aborto e i test della verginità: sono infiniti i modi che si possono utilizzare per controllare la sessualità delle donne.
Delle volte non c’è nemmeno un capro espiatorio preciso: sono i padri che vogliono che la loro figlia arrivi pura al matrimonio, ma sono anche le madri che hanno paura che venga additata e derisa per le sue scelte.
Che sembra una storia di altri tempi, ma in realtà qualcuno che ancora mette fuori il lenzuolo sporco di sangue dalla prima notte di nozze c’è.
Ma soprattutto sono tantissime le adolescenti che mi scrivono per chiedermi se durante la visita ginecologica la loro madre verrà a sapere se hanno avuto dei rapporti sessuali oppure no.
Proprio per questa paura, spesso le visite vengono rimandate all’età adulta, rischiando di ritardare l’inizio di una corretta educazione sessuale, la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e delle volte anche la diagnosi di molte patologie legate alla sfera genitale/sessuale.
Il terrore che gira intorno alla libertà sessuale è ancora tantissimo. Il fatto che ancora oggi una donna con una sessualità libera e soddisfacente sia vista con un occhio di giudizio ci fa capire che siamo ancora tutti responsabili dell’esistenza di questi concetti, come appunto la verginità.
Smettiamola di dire alle ragazzine che qualcuno si prenderà la loro verginità, o che perderanno la verginità.
Altrimenti sembra che il primo rapporto sessuale ti porti via qualcosa che non ritroverai più. Invece il sesso dovrebbe essere all’insegna di cose che si acquisiscono e si imparano: una maggiore conoscenza del proprio corpo, del proprio piacere e della propria libertà.
Una sessualità sana arricchisce le persone. La verginità non è un mazzo di chiavi, non si perde. E nessuno sarà mai in grado di dire con certezza, guardando una vulva, se questa ha mai avuto rapporti sessuali oppure no. No, nemmeno controllando l’imene».
(Fonte bit.ly/3nPR6Ww)