Tripofobia 13 Febbraio 2021 – Posted in: Parole

Per tripofobia si intende la presunta fobia di gruppi irregolari di piccoli buchi o protuberanze.

Questa condizione non è ufficialmente riconosciuta come disturbo mentaleed è raramente citata in articoli scientifici. La parola è formata dal greco τρύπα, trýpa, che significa “buco” e φόβος, phóbos, che significa “paura”.

Sebbene non siano stati condotti molti studi sulla tripofobia, molti ricercatori sostengono che essa sia dovuta alla repulsione biologica che associa le forme tripofobiche a pericolo o malattia e perciò si suppone abbia basi evoluzionistiche.

Classificazione

Nei blog e sui forum molte persone hanno lamentato sintomi paragonabili alla tripofobia.Tuttavia essa non è riconosciuta come disturbo mentale e per questo non è ufficialmente nominata dall’associazione americana psichiatri nel Diagnostic and Statistical Manual Quinta Edizione (DSM-5). Jennifer Abbasi di Popular Science sottolinea il fatto che essa sia raramente citata dalla letteratura scientifica. Nel caso di una paura eccessiva, persistente e associata a uno stress molto forte, la tripofobia può essere considerata come fobia specifica.

Lo psichiatra Carol Mathews suggerisce che potrebbero esserci realmente persone affette da questa fobia, visto che esiste una fobia per quasi ogni cosa, ma leggendo i casi riportati su internet si ha l’impressione che i sintomi non siano quelli di una vera fobia, piuttosto quelli di un semplice disgusto.

D’altro canto il ricercatore Tom Kupfer dice “Non sarei sorpreso se un tale disgusto e la volontà innata di evitare le malattie possa comportare un disturbo di tale portata”

Sintomi

Possibili forme che scatenano la Tripofobia includono gruppi di buchi in contesti del tutto innocui, come in frutti o bolle, e anche in contesti in cui denotano pericolo, come per esempio i buchi scavati da insetti o le cavità presenti nelle ferite o nei tessuti malati come quelle causate dalla mosca tumbu (Cordylobia anthropophaga) negli animali, specialmente nei cani.Dopo la visione di queste forme alcune persone hanno accusato brividi, attacchi di panico, sudore freddo, palpitazioni, nausea e prurito immotivato.Alcuni hanno aggiunto che “i buchi sembravano disgustosi, come se qualcosa potesse viverci dentro”.

Altri sintomi riportati da alcune persone consistono in pelle d’oca, disturbi visivi come affaticamento degli occhi, distorsioni o illusioni ottiche.

Cause

I primi scienziati che pubblicarono una ricerca sulla tripofobia furono Geoff Cole e Arnold Wilkins del Centre for Brain Science della University of Essex. I due ricercatori sono convinti che questo fenomeno sia basato sulla repulsione biologica. In un articolo del 2013 pubblicato nella rivista Psychological Science, Cole e Wilkins spiegano come questa reazione sia basata sulla “porzione primitiva del cervello” che associa queste forme a pericolo e che comporta quindi “reazioni inconsce”. Reazioni simili vengono scatenate in presenza di animali pericolosi come serpenti velenosi, insetti o ragni. Per questo motivo essi ipotizzarono una possibile base evoluzionistica, una forma di difesa dovuta a un possibile pericolo.Cole e Wilkins hanno analizzato video e immagini di gruppi di buchi appositamente creati per far scaturire con alta probabilità i sintomi sopra citati. Le immagini iniziali potevano essere frutti di vario genere come arance o melegrane. Successive immagini creavano possibili associazioni a situazioni di pericolo come alveari, rane, insetti o aracnidi. Infine le immagini ritraevano ferite e malattie. I due ricercatori arrivarono alla conclusione che queste immagini avevano una “caratteristica unica” che le contraddistingueva. In un’altra ricerca An Trong Dinh Le, Cole e Wilkins costruirono un questionario che a detta loro avrebbe diagnosticato la Tripofobia. Cole e Wilkins aggiunsero che “visto il grande numero di immagini associate a tale fenomeno, alcune contenenti gruppi di buchi, ma altre gruppi di altri oggetti, ci sono sufficienti prove per suggerire che i buchi non siano i soli responsabili di una tale condizione”Altre ricerche hanno supposto che le immagini potessero essere percepite come paragonabili a parassiti o malattie infettive, per esempio morbillo, varicella e lebbra si presentano sotto forma di piccoli bozzi e vesciche sulla pelle. Wilkins e Le hanno anche considerato la possibilità che queste reazioni possano essere dovute alla dei buchi e il suo effetto sul nostro cervello. Una richiesta così eccessiva può comportare disturbi visivi o mal di testa, aggiungendo che queste forme abbiano delle proprietà matematiche che non possono essere processate efficientemente dal nostro cervello e richiedono una maggiore ossigenazione. Wilkins e Hibbard hanno proposto la possibilità che questi disturbi avvengano dal momento in cui le persone evitano di guardare le immagini, visto che richiedono un maggiore sforzo cerebrale. Inoltre essi aggiunsero che la muffa, come le malattie cutanee, chiaramente provoca disgusto in molte persone, indipendentemente se esse siano affette o meno da tripofobia. Infine aggiunsero che stavano investigando sul perché alcune persone invece sperimentassero risposte emozionali più forte di altri.

Trattamento

Non ci sono trattamenti documentati per la Tripofobia. La terapia di esposizione, usata per trattare molte fobie, sembra essere efficace come cura della tripofobia.

Società e cultura

Dato che il termine tripofobia non è ancora molto conosciuto, molte persone affette da questa presunta condizione credono di essere sole a dover combattere con i loro disturbi, fin quando non trovano spazio in una comunità online in cui possano condividere le loro esperienze.Questo ha comportato un aumento di immagini tripofobiche sui social media e anche di persone interessate a creare immagini che innescassero queste reazioni. Famoso è il caso del fotomontaggio del fiore di loto sulla pelle umana. Infatti Cole e Wilkins hanno affermato come il disgusto e la Tripofobia aumentino qualora i buchi fossero presenti sulla pelle umana.Nel 2017 la Tripofobia ha acquisito maggiore spazio grazie alla serie televisiva American Horror Story, in cui era presente un personaggio affetto da questa presunta condizione. Sebbene si ebbe l’impressione che questa esposizione mediatica non potesse far altro che innescare reazioni tripofobiche sulle persone, si pensò che la divulgazione fosse importante per una maggiore comprensione della fobia e come mezzo per incoraggiare possibili ricerche.

(Fonte Wikipedia)